giovedì 11 febbraio 2016

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                    Il papa e il patriarca all'Avana:                       uno spartiacque in più di un senso
di Anthony T. Salvia
Russia Insider
9 gennaio 2016


 

Anthony T. Salvia è stato consigliere speciale del Sottosegretario di Stato per gli affari politici sotto Ronald Reagan, direttore dell'ufficio di Radio Free Europe / Radio Liberty a Mosca ed è ora socio del Global Strategic Communications Group, una società dedicata alle relazioni governative e alla difesa pubblica.
I capi della Chiesa cattolica romana e della Chiesa ortodossa russa – papa Francesco e il patriarca Kirill, rispettivamente – discuteranno dell'aiuto ai cristiani perseguitati quando si incontreranno all'Avana – una questione su cui i due uomini di Chiesa sono probabilmente d'accordo. Le questioni cosmiche della riunificazione e inter-comunione ecclesiale, e il complesso di questioni teologiche, ecclesiologiche e storici che ne derivano, non saranno prese in considerazione. Questa non è una sorpresa. Difficilmente si potrebbe prevedere che annullino secoli di straniamento reciproco, talvolta amaro, in un breve incontro in una sala dell'aeroporto dell'Avana.
Papa Francesco sta continuando nella vena del suo predecessore Benedetto XVI, che ha relegato le questioni cosmiche inter-ecclesiali al dimenticatoio: ha capito che la loro estrema complessità non permette una facile soluzione, così ha saggiamente lasciato che siano risolte dallo Spirito Santo. Invece, ha cercato una maggiore cooperazione tra le due antiche chiese apostoliche sulla gamma delle minacce a ciascuna di esse – il materialismo secolare, il relativismo, il declino demografico dell'Europa, il fondamentalismo islamico, la persecuzione anti-cristiana in Medio Oriente e altrove, tra le altre cose.
Per Benedetto è essenziale, per la rinascita delle radici cristiane dell'Europa, l'amicizia e la solidarietà tra le chiese cattolica e ortodossa sulla base di preoccupazioni condivise.
La creazione di un tale rapporto può, se Dio vuole, avere l'effetto collaterale di dare impulso a una stabile, longeva intesa paneuropea, mettendo definitivamente fine alla guerra civile europea scoppiata nel 1917 e proseguita con la guerra fredda, compreso il suo teso, infelice proseguimento, in cui continuiamo a vivere.
Francesco ha alluso a crescenti tensioni Est-Ovest, quando ha osservato, in un discorso nel 2015 a Sarajevo, che "si sta combattendo una sorta di terza guerra mondiale frammentaria" ... "un clima di guerra" pende sopra il pianeta. L'incontro storico dell'Avana deve essere visto, in parte, come un tentativo (per quanto inizialmente modesto) per evitare il disastro imminente.
Detto questo, l'annuncio congiunto dell'incontro ha senza dubbio causato abbondante infelicità nei ranghi di entrambe le chiese. Si può ben immaginare che il patriarca Kirill, a causa dei sospetti e risentimenti di lunga data (purtroppo, non del tutto infondati) che alcuni del suo gregge nutrono verso Roma, sia sotto una forte pressione per annullare l'incontro. Per lo stesso motivo, si può ben immaginare che molti cattolici dell'Europa centrale e orientale che si oppongono alla Russia interpreteranno il fatto stesso che l'incontro si svolga come imprimatur un dato da Roma alla Russia e alla politica russa.
Tali cattolici hanno espresso nel recente passato una delusione (per non dire un dispiacere) per il fallimento della Santa Sede nell'accusare la Russia di aver invaso l'Ucraina, il suo sostegno all'accordo di Minsk II, il suo rifiuto fino a ora di estendere il riconoscimento diplomatico al Kosovo, e la sua esitazione a designare il capo della Chiesa greco-cattolica ucraina come patriarca.
Per queste ragioni, si deve anche presumere che potenti elementi istituzionali della politica estera e dei media degli Stati Uniti sono meno preoccupati per quello che il papa e il patriarca discuteranno all'Avana, rispetto al fatto stesso che l'incontro abbia luogo.
Mi riferisco a quelli che cercano l'isolamento della Russia, il suo accerchiamento e la sua sconfitta finale. Con la loro mentalità geostrategica, vedranno l'incontro all'Avana come un'offerta a Mosca – vale a dire, al Cremlino – una splendida opportunità per contrastare l'accerchiamento. Coloro che, come il Segretario alla Difesa degli Stati Uniti, che ha recentemente etichettato (in modo fatuo) la Russia come minaccia numero 1 agli Stati Uniti, non possono essere felici di questo sviluppo.
Sarà interessante valutare la reazione dei candidati repubblicani alla presidenza, alcuni dei quali hanno chiesto (irresponsabilmente) una no-fly zone americana sulla Siria, sanzioni senza fine contro la Russia, e ostilità contro la Russia in tutto il mondo. Il fatto che l'incontro si svolga a Cuba, come i due politici repubblicani di origine cubana [Ted Cruz e Marco Rubio, ndt] hanno tirato fuori nelle primarie, non fa altro che aumentare il suo notevole interesse.
Non bisogna tuttavia esagerare con la politica e le potenziali polemiche in tutto questo. C'è anche una seria dimensione spirituale generale.
Se credete che Cristo desideri l'unità della Chiesa da lui fondata, accoglierete certamente con gioia l'incontro del papa e del patriarca. Non sarà, di per sé, una cosa che realizza l'unità, e non è inteso a questo scopo, ma rimane una gioiosa occasione a motivo di ciò che sono il patriarca e il papa, per la promessa implicita nel loro incontro, e per l'idea stessa che malgrado tutte le sfide e le difficoltà che hanno travolto la chiesa cristiana in questi ultimi decenni, gli occhi del mondo rimangono fissi su ciò che dicono e fanno questi due successori dei santi apostoli.

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