martedì 20 agosto 2013

Posto ben volentieri come ho fatto su Facebook, il ricordo di P. Marco da parte di Monsignor Livi della Diocesi ortodossa di Luni ed Esarcato d'Italia.

Francesco Livi
Questa notte, a mezzanotte e mezzo, il Molto Reverendo Padre l'Archimandrita mitroforo dott. Marco Davitti, Parroco della Chiesa Ortodossa di San Basilio a Bologna e fondatore della Chiesa Ortodossa di Ravenna ci ha lasciato per le dimore dei giusti che hanno per tutta la loro vita servito fedelmente il Signore.

Io gli sono stato amico fraterno di una vita e credo di dovergli una testimonianza. Il padre Marco è stato tra i pionieri dei santi semi dell'Ortodossia in terra d'Italia. Fermamente convinto, così come io lo sono, che l'Italia non è estranea all'Ortodossia, in quanto fino al 1000 ed in alcuni luoghi anche oltre la nostra terra è stata ortodossa almeno fino alla morte da martire dell'ortodossia del santo papa di Roma Giovanni VIII che aveva potuto, nell'ultimo concilio dell'antica pentarchia ortodossa convocato da San Fozio, patriarca di Costantinopoli, per l'ultima volta interamente radunata, condannare con anatema l'eresia filioquista che aveva separato l'Occidente dalla Unica Santa Cattolica ed Apostolica Chiesa. Quindi per gli Italiani l'Ortodossia non era e non è una religione straniera e ritornare ortodossi non è un tradimento ma è semplicemente il ritorno alla fede dei padri nostri che "altri" hanno tradito, specialmente sotto l'impulso dei Franchi carolingi che, a spese dell'unità della Chiesa hanno voluto costruire un impero barbarico in occidente. Convinto di questo ritornò all'ortodossia in America pur tra incomprensioni, dolori, contrarietà e fu proprio in questi momenti che io lo ebbi a conoscere. Da allora non ci siamo mai più persi di vista anche se la nostra vicinanza è stato quando più frequentata quando meno ma con una inalterata amicizia che ha resistito a tutte le prove. Abbiamo sempre rispettato profondamente le scelte fatte da l'uno e dall'altro nella consapevolezza che nella situazione italiana dominata dal papato non era sempre possibile mantenere una coerenza perfetta ma talvolta - miracolo della condiscendenza (oikonomia) della Chiesa, occorreva fare scelte difficili ed anche non sempre gradite pur di continuare a servire al meglio il gregge che Dio cia aveva affidato. E questo è ciò che ha fatto sempre padre Marco. E la testimonianza delle lacrime dei suoi fedeli che ho potuto unire alle mie ed a quelli dei suoi cari quando, pochi giorni fa sono andato a trovarlo all'ospedale e lo ho trovato pienamente rimesso nelle mani della Volontà di Dio, sempre santa e benedetta. Con l'arrivo dell'immigrazione ortodossa in Italia russa, ucraina romena moldava albanese etc. il p. Marco è diventato padre amoroso di tanti di loro, sempre attento alle loro necessità spirituali ma spesso anche a quelle materiali, secondo la necessità. Di qui l'acquisto con mezzi propri e grande sacrificio, della Chiesa di Ravenna e per quella fu l'ultimo suo viaggio a Kiev , per dotarla di un bel lampadario di stile ortodosso. Appena rientrato l'inizio delle breve ma inguaribile malattia che lo ha portato a lasciarci. Il vuoto che lascia è troppo grande per tutti quelli che lo hanno conosciuto. IN questi giorni tutti hanno pregato, dal monastero greco delle monache dei Santi Angeli dove inviò una sua figlia spirituale italiana che ora è suor Basilia ad uno Ucraino dove ora è monaca la sorella della stessa sempre sua figlia spirituale, a tanti amici sacerdoti e laici si sono levate preghiere per la sua santa dipartita verso il Signore. Mentre siamo nel Digiuno per la festa della Dormizione della Tuttasanta Vergine egli ci ha per un ultima volta edificati anche con la sua morte rimessa nelle mani della volontà divina. Vogliano quelli che talora lo hanno criticato comprendere quanto ingiuste e talora maligne erano le critiche incostruttive e chiedere perdono e quanti lo hanno amato, come me indegno, rallegrarsi perché la sua anima eletta sale verso il Paradiso.

Mi stringo in un abbraccio il più fraterno possibile ai suoi parenti nella carne: i fratelli i parenti tutti e soprattutto l'amatissimo nipote Gabriele che egli un giorno non lontano condusse al Monastero dove abito per affidarlo alle mie cure spirituali, quasi, e lo dico col senno di poi, prevedesse che se ne sarebbe andato. Sono vicino anche al padre Serafim che deve a Dio ma anche alla sinergia ed alla guida di padre Marco la sua ortodossia, il suo monachesimo ed il suo sacerdozio, che ne possa sempre seguire l'esempio indimenticabile. Ed a tutti i suoi fedeli e figli di Bologna e Ravenna, al di là di ogni confine giurisdizionale, confini spesso posti solo dalla piccolezza degli uomini e dall'invidia di colui che è il Divisore, Satana il diavolo, Un mio grande abbraccio nella memoria di questo uomo buono giusto e servo di Dio fino alla fine. Che egli possa continuare ad aiutarci con le sue preghiere e la sua intercessione, aiuto forse più valido e forte di ogni aiuto unano, mentre noi cantiamo per lui: MEMORIA ETERNA! VECNAIA PAMIAT! EOINIA I MNINI AFTOU! VECNICA POIMIENIRE!

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