venerdì 19 aprile 2013

Dal sito: http://makj.jimdo.com/

PIETRO RISALGA NELLA BARCA, 
GLI UNDICI LO ASPETTANO [1] 
 
 
a cura di Dario Daniele Raffo
 
“Super verae fidei confessionem” 
 
s. Ambrogio (vescovo ortodosso di Milano)
Icona mistica della Chiesa Ortodossa
Icona mistica della Chiesa Ortodossa
 

     Benedetto XVI ha il grande merito di essere stato chiaro per quanto riguarda il parere della Chiesa di Roma sul problema dell’unica vera chiesa e della permanenza di molteplici chiese. Una certa diplomazia ecclesiastica o la cosiddetta cortesia ecumenica hanno impedito sino ad ora sia ai protestanti che ai cattolici e agli ortodossi di affermare a chiare lettere ciò che pensano sinceramente sulla verità dell’unica Chiesa. Secondo il Papa l’unica vera Chiesa sarebbe la sua. I protestanti, secondo questa visione, non rientrerebbero nemmeno in un concetto di Chiesa, mentre gli ortodossi, bontà loro, sarebbero una Chiesa “carente”. In altre parole, agli ortodossi mancherebbe ciò che per il Vaticano non è solamente importante ma indispensabile: la comunione con il Papa, centro di ogni teologia latina dopo l’abbandono di Roma dalla Chiesa Indivisa del primo millennio.
    Bisogna cercare di capire le parole del Papa su questo punto: se secondo Benedetto XVI noi ortodossi, unici testimoni della Chiesa Indivisa, saremmo carenti, occorre rispondere che in realtà le cose stanno ben diversamente. La nostra Chiesa sorella di Roma deve rendersi conto che la cattolicità della Chiesa non si esaurisce come presenza geografica numerica, ma va compresa nel senso originale della tradizione, che comprende soprattutto il concetto di cattolicità della fede. Infatti il termine cattolico proviene dal greco , che significa , sia dottrinale, sia geografica. A che serve infatti, questa grande cattolicità politica e sociale – geografica se, allo stesso tempo, la Chiesa perde l’universabilità della fede in un punto importantissimo come quello della struttura stessa della Chiesa?
    Con la sua dottrina e teologia, dopo lo scisma dell’XI secolo, la Chiesa di Roma, ha smarrito la vera cattolicità della fede facendo del papato il perno, il centro della sua esistenza. Con l’interpretazione unilaterale delle parole evangeliche “Tu es Petrus”, la Chiesa di Roma ha isolato il suo papato dal resto della Cristianità, mettendolo non solamente al di sopra della Chiesa ma piuttosto al di fuori di essa. Con la Definizione della supremazia del “successore di San Pietro” sulla cattedra di Roma, il Papa è diventato almeno in certe circostanze, un personaggio teologicamente “indefinibile”. Il successore di Pietro sulla cattedra di Antiochia, precedente quella di Roma, non ha mai elaborato una teologia petrina in questo senso, dato che non vi era nell’autentica antica Tradizione nessuna plausibilità per una scelta di questa tipo. Il Concilio Vaticano Primo ha decretato che il Papa, nei pronunciamenti “ex cathedra” è da ritenersi ex se se, è dalla sua essenza stessa. Con questa dottrina, isolando il papato dalla Chiesa, la Chiesa Cattolica praticamente diviene una sorta di seconda riforma protestantye.
  Tragiche sono le parole della definizione della cosiddetta infallibilità, quando la Chiesa Romana stabilisce che il Papa è infallibile “sine consensu ecclesiae”. In tal modo esso diviene come un “Deus ex machina” che non risponde più a nessuno se non a se stesso. Solamente la cortesia ecumenica, e per quanto riguarda noi ortodossi una certa ruffianeria ecclesiastica, ha impedito di dire come stavano realmente le cose, e cioè che la Chiesa Ortodossa ha sempre considerato come estranea e infelice la definizione del Vaticano Primo. Uno sguardo sulla dottrina dei padri orientali e occidentali, infatti, conferma ciò che stiamo spiegando.
      La tradizione universale della Chiesa ancora unita (per oltre 10 secoli) ha sempre interpretato le parole “Tu es Petrus”, nello stesso modo in cui lo fa ancor oggi la Chiesa Ortodossa Orientale. Citiamo soltanto due grandi rappresentanti della Chiesa Occidentale come autorevoli testimoni: S. Ambrogio e S. Agostino. Per il primo, con le parole ”Tu es Petrus” lo Spirito Santo insegna alla sua Chiesa che essa è costruita sulla confessione della VERA FEDE e non sulla persona di Pietro. “Super verae fidei confessionem”, afferma Ambrogio nel IV secolo. Il grande Agostino, circa i presunti diritti del Vescovo di Roma, concernenti la sua supremazia sugli altri Vescovi, disse nell’omelia LXXVI, 1: “Siccome la parola” Pietra “è prototipo: perciò il Pietro prende il nome dalla Pietra, e non la Pietra dal Pietro; come anche noi stessi cristiani assumiamo questo nome da Cristo e non Cristo dai cristiani. Tu – dice il Cristo – sei Pietro e su questa Pietra che hai confessato, dicendo “Tu sei il Cristo, il figlio di Dio”, edificherò la mia Chiesa, cioè in me stesso il Figlio di Dio vivente”. Questo pensiero, Agostino non si stanca mai di ripetere nell’omelia CCLXX, 1 continua: “Su questa Pietra edificherò la mia Chiesa: non sopra Pietro (super Petrum) il quale sei tu, ma sulla Pietra (super Petram), quale tu hai confessato.” Infatti tutti i Padri della Chiesa dei primi secoli, sia in Oriente che in Occidente, davano due versioni delle parole “Tu es Petrus”: o la Chiesa è costruita sulla vera confessione di Pietro (come diceva S. Ambrogio) o le parole indicano che la Chiesa è costruita su Cristo.
     I Padri della Chiesa dei primi secoli non hanno mai insegnato che la Chiesa è costruita sulla persona di Pietro. Questa dottrina è del tutto estranea all’autentica ed antica Tradizione apostolica e patristica. E citiamo ancora S. Agostino, tanto caro anche al Papa emerito Benedetto XVI: “Lo stesso Cristo era la Pietra, mentre Simone non fu che Pietro…. di pietra. La vera Pietra fu risuscitata per rinforzare Pietro, il quale vacillò abbandonando la Pietra” (Ef.2,20). Ripetiamo dunque ancora una volta ciò che la Chiesa Ortodossa ha sempre insegnato soprattutto in periodi nei quali anche i Padri della Chiesa in Occidente  erano concordi unanimamente con la comune antica Tradizione. Il Papa di Roma dice ora che le Chiesa Ortodosse sarebbero “carenti” sotto il profilo ecclesiologico, pur mantenendo successione apostolica e sacerdozio ordinato con eucarestia valida, perchè non accettano il primato Petrino. Siamo carenti perchè non accettiamo le aggiunte arbitrarie della teologia romana, introdotte prima e dopo lo Scisma. Carenti proprio di cose superflue, non necessarie affatto, a quel depositum fidei originario e completo della Chiesa Indivisa. Siamo portatori della luce della Tradizione di Oriente Antica e comune alle Chiese dell’intero Orbe, prima delle divisioni e delle strane riforme che hanno alterato il volto della Vera Chiesa di Cristo. La profonda e vera ragione della disunione non è la dottrina sul purgatorio, sulle conseguenti teorie delle indulgenze e nemmeno sulla interpretazione del peccato originale e sugli azzimi, bensì sulla persona del Vescovo di Roma, sul suo primato. Questo primato è ritenuto onorifico per noi Ortodossi e invece di “diritto divino” per i nostri fratelli della Chiesa latina. Non vogliamo offendere i nostri fratelli latini, ma occorre essere chiari su questo punto: la Chiesa Latina, isolando il Vescovo di Roma dal resto delle Chiese sorelle dell’Oriente, ha di fatto trasformato la Chiesa latina in Chiesa Papale, perdendo così la vera e originaria cattolicità.
     Ripercorrendo la storia noi sappiamo che questo è avvenuto con lo sviluppo della cosiddetta “petrologia”, a partire dal VI e VII secolo in avanti, con il sostegno della politica imperiale (dai Franchi ai Carolingi ed al Sacro Romano Impero). Una “cucina romana” teologica, della scolastica medievale, ha prodotto ed elaborato una teologia lontana dall’Oriente, nuova ed unilaterale, avulsa dalla Tradizione, che non poteva più rappresentare l’Ecumenicità delle Chiese e dell’Unica Chiesa. Dopo il VII Concilio Ecumenico nel 787, che univa Oriente ed Occidente, i Concili della Chiesa Latina Occidentale non hanno più caratteristica ecumenica, perchè manca in toto l’Oriente ( a nulla servono i patriarcati fittizi e nominali fondati dal Vaticano nelle varie epoche e nelle varie sedi storiche degli autentici Patriarcati antichi orientali). Del resto i primi Sette Concili veramente ecumenici e riconosciuti come tali anche dal Patriarcato dell’Occidente (il Vescovo di Roma) non furono mai convocati dal Vescovo di Roma, nemmeno uno.
     Oggi invece per la Chiesa Latina o cattolica, senza l’autorizzazione del Vescovo di Roma, il Papa, nessun Concilio avrebbe valore. Ma questa dottrina e questa prassi romana si sono allontanate in modo irreparabile dall’universale Tradizione della Chiesa Indivisa del Primo Millennio. Per ciò stesso questa dottrina e questa prassi della superiorità del Papa di fronte al Concilio, e dell’impossibilità di convocare un Concilio se non con l’obbligatoria autorizzazione del Papa e non dell’intero Collegio episcopale, è inaccettabile per le Chiese di Oriente secondo la loro mai mutata tradizione patrisitica ed apostolica. La figura bianca del Papa di Roma non vogliamo escluderla dalla nostra ecclesiale considerazione e dalla dignità che le spetta, come non vogliamo escluderla dal nostro amore sincero e fraterno.
     Ma per ritrovare l’unità perduta occorre ritornare a quell’originale frattura in cui la Chiesa di Roma ha sancito la sua distanza da tutto il resto delle Chiese, provocando la tragica frammentazione della Carità universale (cui S. Ignazio di Antiochia pensava quando parlava del Vescovo di Roma e della sua cattedra).
     Pietro risalga nella barca, gli undici lo aspettano

[1] Articolo (del 12 Marzo 2013) dal titolo “Chiesa di Roma, unica vera chiesa di Cristo?” - Una risposta dottrinale dell’esarca di Longobardia della Chiesa Cristiana Ortodossa San Nicola Monsignor Evloghios alla Nota Dottrinale della Congregazione per la dottrina della fede. - Tratto dal sito: http://www.statopotenza.eu

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