mercoledì 18 luglio 2012

Dal sito che cura con indicibile intelligenza la questione religiosa degli italo-albanesi...http://makj.jimdo.com/ copiamo ed incolliamo.....

Ci si permetta un brevissima introduzione all’intervista sotto riportata. 1. La definizione di cristiani deve essere usata con molta prudenza, per il semplice motivo che “si parla molto di Cristo ma si fa poco per (seguire) Cristo”; 2. Se “non si è uniati, né ortodossi”, allora che m…..a si è? Non sarebbe forse meglio, in verità e chiarezza, chiamarsi “papisti travestiti da ortodossi”. Il papàs uniata-arbëreshë - di beta memoria - Vincenzo Matrangolo, scriveva a prefazione di un libro che “farsi vassalli, valvassori e valvassini del mondo estraneo, significherebbe un suicidio, anche se involontario, di una vita interiore dai valori universali”. E senza una vera conoscenza e coscienza del passato “non saremo né arbëreshë né italiani, né ecclesialità bizantina né latina, né albanesi di Scanderbegh, né albanesi di oggi. Tutto cadrebbe nell’ibrido senza forma e senza io”. (1) Come in realtà gli arbëreshë sono. In parole povere: “né carne né pesce”. A certi cristiani è bene ricordare quanto scrive l’Apostolo Giovanni nell’Apocalisse (3,15-16): “Conosco le tue opere, che non sei né gelido né ardente. Magari tu fossi gelido o ardente! Così, poiché sei tiepido e né ardente né gelido, sto per vomitarti dalla mia bocca.” E a coloro, come l’intervistato, che amano solitamente “duabus sellis sedere”, recitiamo il florilegio bizantino che “tacere la verità è come seppellire l’oro” anche se il “vulgus vult decipi”, tu non ingannare. Perché “Veritatem laborare nimis saepe… exstingui numquam” (La verità troppo spesso soffre, ma non muore mai). Le parti in risalto (grassetto) e le note a commento dell’articolo sono nostre.
 
NOI CRISTIANI, NE’ UNIATI NE’ ORTODOSSI (2)
 
di Annachiara Valle
l'ex-vescovo uniata Ercole Lupinacci con l'attuale papa Benedetto XVI° (foto tratta dal sito: cattoliciromani.com)
 
Lei parla di unità, ma vi sentite più ortodossi o cattolici?

«Dipende dal significato che si dà alla parola ortodossi. (3) Dobbiamo ricordare che siamo due diocesi di rito bizantino, Lungro e Piana degli Albanesi, e poi c'è un monastero esarchico a Grottaferrata, vicino Roma, dove sono i monaci basiliani. L’abbazia fu fondata da san Nilo molto prima della divisione delle Chiese tra Oriente e Occidente, ed era una realtà precedente alla venuta degli italo-albanesi in Italia. Quanto alle due diocesi, erette – questa di Lungro – nel 1919 e l’altra – in Sicilia – nel 1937, sono molto recenti rispetto alla nascita delle comunità. Queste, infatti, risalgono all’ultimo tentativo di riunire le Chiese cristiane, almeno quelle dell’Oriente con quelle dell’Occidente, con il concilio detto di Firenze, del 1439. Subito dopo quell’evento vi fu la prima migrazione in massa dei greco-albanesi, che venivano in Italia. Tali popolazioni che emigravano venivano accettate come facenti parte di un unico corpo. (4) È difficile dire oggi se eravamo ortodossi o meno. (5) Se parliamo di Ortodossia con il significato semantico di vera fede allora dovremmo dire che i cattolici sono ortodossi e gli ortodossi sono cattolici. Se invece prendiamo il significato corrente, cioè di una comunità che ha un suo capo spirituale nazionale o un patriarca o un arcivescovo maggiore, ma che non dipende dall’unico capo che è il Papa, allora non siamo ortodossi. Con loro abbiamo in comune gli stessi libri, le stesse tradizioni, gli stessi sacramenti, lo stesso rito. (6) Solo il rapporto con il Papa è diverso». (7)

Non siete ortodossi, ma neppure "uniati", come vengono definiti i greco-cattolici rumeni o ucraini, per esempio.

«Certamente no. Quando i nostri avi vennero qui, nessuno ha chiesto loro un’abiura o un’adesione formale alla Chiesa di Roma. (8) La nostra è l’unica Chiesa nata mentre c’era un’unione. I primi albanesi sono stati accettati come membri di quella stessa Chiesa che si era riunita da appena un decennio. Purtroppo quell’unione non ha avuto effetto, questa è stata la tragedia. Subito dopo essere stata siglata, è stata rifiutata dagli stessi sottoscrittori. E dunque la nostra è stata l’unica Chiesa di rito bizantino rimasta nella Chiesa di Roma». (9)

La vostra presenza può essere un aiuto nei rapporti con gli ortodossi?

«Penso proprio di sì. Il vero nodo è quello del primato petrino. Il problema del cosiddetto "filioque", infatti, non è un vero problema: (10) noi, nella nostra liturgia, non lo abbiamo, eppure siamo pienamente in comunione con Roma. Quanto al ruolo del Papa, ci sono stati dei passi in avanti con il recente documento di Ravenna, perché si è cominciato a parlare di un primus inter pares. D’altra parte lo stesso Giovanni Paolo II nella Ut unum sint diceva che bisognava studiare insieme il modo di esercizio del ministero petrino. La nostra presenza può essere d’aiuto perché testimonia concretamente la possibilità della comunione. Siamo un ponte, (11) una presenza che arricchisce la Chiesa con un tesoro che è proprio dell’Oriente e che va mantenuto».

NOTE

(1) Parroco della comunità arbëreshë di Acquaformosa (Cs) nella “Prefazione” del libro di Giovanni Giuseppe Capparelli, Acquaformosa – pag. X - Edizioni Orizzonti meridionali – 2001;
(2) Parte dell’articolo di Annachiara Valle, Una città, una diocesi – Lungro - Intervista a Ercole Lupinacci tratto dalla rivista cattolica Jesus n. 4 aprile 2008;
(3) Per chi fa finta di non sapere e/o per chi non lo sa, la parola ortodossia vuol dire "retta dottrina” o "giusta fede". La “Chiesa Ortodossa non è una Chiesa orientale, un’espressione orientale della fede cristiana, essa è la Chiesa di Cristo. La sua tradizione fu la tradizione comune di tutti i cristiani durante i primi secoli, ed entrando in comunione con essa noi non facciamo che ritornare a questa sorgente.” (Placide Deseille). Nelle Vite dei santi, il termine “cristiano” è quasi sempre sinonimo di “ortodosso”.
(4) La risposta non ci sembra chiara. A quale “corpo” il gerarca-uniata si riferiva? Alla Chiesa ortodossa come “corpo di Cristo” o alla Chiesa dei Papi come corpo del papato? Sicuramente visto la provenienza “orientale” degli arbëreshë non poteva che far parte del “corpo (mistico) della Chiesa Ortodossa;
(5) Anche in questo caso ci soccorre – ancora una volta – un’altro (suo) sacerdote - l’eminente storico e teologo della Eparchia di Lungro, il compianto papàs Giuseppe Ferrari (Professore presso l'Università di Bari della Cattedra di Albanese nella Facoltà di Lingue e Letterature Straniere), che proprio alla domanda: “se gli emigrati arbëreshë erano cattolici o ortodossi, o cattolici di rito greco?” Rispose: La risposta non è difficile, se solo si pensa ai luoghi d’origine, da cui provenivano: Albania e Grecia (visto la quarta emigrazione proveniente dal Peloponneso, o come allora comunemente veniva chiamata, dalla Morea). Entrambe queste nazioni vivevano religiosamente nell’ambito del patriarcato di Costantinopoli, anche dopo che la città imperiale era caduta nelle mani dei turchi (…) La risposta, quindi da dare al quesito è, che salvo una piccola minoranza cattolica di rito latino, il resto, la stragrande maggioranza era ortodossa. In “Gli italo-albanesi tra Costantinopoli e Roma” di p. Giuseppe   Ferrari, in “Quaderni di O Odigos” – Anno VI – 90 – Bari – pag. 28/29;
(6) Tipico parlare uniata, cioè ingannevole. E allora facciamo un po’ di chiarezza con le semplici parole dell’attuale Patriarca Ortodosso Ecumenico di Costantinopoli, Sua Santità Bartolomeo I: “Gli Uniati… conservano semplicemente l’aspetto liturgico formale e non lo spirito dell’Ortodossia, dal momento che hanno accettato di sottomettersi spiritualmente alla Chiesa di Roma. Forse il grande pubblico non percepisce la differenza tra lo spirito ortodosso e quello cattolico, ma questa differenza esiste. La Chiesa di Roma ha usato metodi e mezzi squisitamente terreni, per il proprio dominio, tanto nel passato, come testimonia la storia, quanto nel presente, come è dimostrato dalla questione uniate. Questa, in ultima analisi, consiste nel fatto che si accolgono fedeli… a patto però che riconoscono il Papa come capo della loro Chiesa. In altre parole, la stessa Chiesa cattolica mette in secondo piano lo spirito dei fedeli e da più importanza al loro inglobamento al proprio gregge. Questo metodo di pensare è sicuramente più secolarizzato, perché usa criteri secolarizzati (il solo inglobamento dei fedeli) e non spirituali (di quale Fede è portatore chi è stato inglobato?). […] Concedersi alle richieste del mondo significa declassare le richieste di Dio, ma tutti sappiamo che le prescrizioni divine non sono utilitaristiche, ma vanno a favore dell’uomo proprio come le prescrizioni di un pedagogo o di un medico non hanno come scopo il loro tornaconto ma il bene di coloro che vanno ammaestrati e curati. Chi si adegua alle richieste dei malati, non conosce sufficientemente i loro interessi ed è certo, in ultima analisi, che li soddisferà provvisoriamente ma alla fine nuocerà loro. Questo sicuramente l’ha capito gran parte del popolo di Dio e per questo chiede con insistenza il ritorno alle radici.” In “Gli ostacoli al dialogo e le speranze”, Intervista di Nicoletta Tiliacos al Patriarca Bartolomeo I, nel giornale “Il Foglio” del 8 maggio 2003;
(7) E Vi par poco, Eccellenza? “I Concili Ecumenici della Chiesa indivisa non riconoscevano un centro infallibile, ma un Sistema Sinodale dei vescovi che spesso condannava Papi e Patriarchi perché eretici! Il primo sinodo degli Apostoli non mostrò nessun Papa o Patriarca infallibile ma la vera Pietra era il Cristo e la confessione vera di Cristo!” (mn. Kosmas aghiorita);
(8) “De iure” no, ma “de facto” si;
(9) Le parole-vanto (del papa Paolo VI°) che gli uniati-arbëreshë amano usare “una gemma orientale incastonata nella tiara papale”;
(10) Eh, no! Invece lo è, Sua Eccellenza. Al di là se gli uniati recitano il credo con o senza il filioque, rimane proprio quel “pienamente in comunione con Roma” che rovina il tutto. E poi, come si fa a scherzare con la professione di fede, cioè il Credo? Ma, ci siete o ci fate? Ci “credete” o no? La sola “recita” del Credo se non è “sorretto” dalla Fede (besa) che salva è una presa per il c…;
(11) Ah, si! Verso l’Inferno o verso il Paradiso?

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