martedì 12 giugno 2012

Dal sito amico: http://makj.jimdo.com/

COS’E’ L’ORTODOSSSIA

di Pietro Chiaranz
 
  Sacro Monastero di Vatopedi (Monte Athos). Un bambino prega dinanzi alla Sacra Cintura della Madre-di-Dio (11 febbraio 2011)

     L’Ortodossia non si intende come un sistema intellettuale o un elenco di cose da credersi. L’Ortodossia è un efficace orientamento del credente verso Dio il che è anche un modo con il quale il cristiano può conoscersi meglio. 
     Amo fare un paragone: quello della brocca. Ognuno di noi è una brocca che viene posta sotto il getto di una fontana. La fontana (Dio) è sempre presente e getta continuamente la sua acqua. Se noi non ne siamo riempiti questo dipende da più fattori: 
     a) Forse la brocca è colma di altro, dunque dev’essere svuotata (ecco la funzione dell’ascesi). 
     b) Se non si riempie bene, vuol dire che è mal inclinata sotto il getto dell’acqua (si pensi ad un uomo che non ha una fede stabile). 
     c) Se continua a non essere riempita significa che, per quanto sia stata svuotata, è lontana dal getto dell’acqua. Ne sente il suono e lo considera (paragone per indicare tutta quella teologia che è solo deduzione logica e gioco astratto di parole) ma l’acqua non entra dentro di sé, non né sente né fluidità né freschezza e quindi non sa veramente cosa sia l’acqua (è il caso di chi non crede rettamente in Dio); 
     d) Se è ben posta sotto il getto dell’acqua e rimane vuota, vuol dire che è… rotta. Una brocca rotta significa un tipo di uomo psichicamente e somaticamente malato. Costui deve prima guarire umanamente! Per questo molti complessati che cercano di essere ortodossi finiscono per non esserlo mai ed offrono un’immagine distorta di Ortodossia.
     L’Ortodossia è l’unione di opposti il che è contraddittorio solo alla logica, non alla vita. 
Qualche esempio? 
     Ortodossia significa essere assolutamente fermi sui principi e, contemporaneamente, assolutamente flessibili nella realtà per riuscire ad applicare, con intelligenza, quegli stessi principi. Ortodossia significa non deflettere minimamente dalla propria identità ma essere assolutamente aperti (ciò è contro ogni bieco integrismo). Ortodossia significa darsi a tutti ma non stringere nessuno a sé (ciò è contro il proselitismo e l’utilitarismo: ti do’ affiché tu…). Ortodossia significa essere radicati potentemente nel passato (riferimento ai Padri) ma assolutamente presenti nel presente. Ortodossia significa cercare di essere ad immagine di Dio: senza vincoli di necessità umane (a questo tende l’ascetismo e ciò significa che con la religione… non si devono fare soldi!!!). 
     Fa parte dell’Ortodossia una fede di tipo "empirico": Paradiso e Inferno si annunciano già qui perché la dimensione terrena non è chiusa all’Al di là ma tra questo e l’altro mondo c’è una continua "comunicazione spirituale". Tale "comunicazione" esiste anche tra gli stessi credenti, posti pure in luoghi geografici assai distanti. E’ eloquente l’esempio di una cristiana ortodossa la quale, davanti ad un’icona pregava che le fosse chiarito un dubbio. Dopo un istante, attraverso SMS, le è arrivata la risposta al suo quesito (mai espresso) da parte del suo padre spirituale. In tal senso l’uomo, dialoga con gli angeli.
     Il Padre Spirituale nell’Ortodossia esercita il credente a riconoscere la presenza di Dio dentro di lui e, in tal modo, egli capirà esperienzialmente quei passi in cui san Paolo dichiara di essere stato condotto dallo Spirito in questo o in quel luogo. Questo porta il credente ad avere un atteggiamento di obbedienza non passiva verso la sua gerarchia per il fatto d’essersi abituato a considerare al presenza di Dio al di sopra di tutto. La Chiesa è, infatti, una comunione di persone libere! (La conseguenza paradossale a questa situazione determina nell’Ortodossia una certa… confusione!) Per questo la Chiesa non è un’istituzione di questo mondo e, tanto più s’istituzionalizza, tanto più si allontana dall’immagine evangelica.
     L’Ortodossia è l’opposto del personalismo ecclesiastico in cui una personalità predominante, chiunque essa sia, viene celebrata e osannata. In questo contesto, il personalismo ecclesiastico è sinonimo d’ignoranza di Dio. Infatti per i santi, conoscere Dio significa dimorare in Lui, ed è per riuscire in ciò che essi si ritengono sinceramente peggio di tutti e fuggono da ogni onore che porta ad elevare la loro persona. 
     L’Ortodossia è la capacità di riconoscere veridicamente l’azione di Dio nella storia nella misura in cui si è morti a se stessi. Per questo motivo un concilio Ecumenico, per essere un concilio valido nella Chiesa, dev’essere esaminato anche dai laici. Se dei laici coscienti e maturi non lo accolgono (= non sentono in quel concilio il "sapore" dello Spirito) il Concilio cade nel nulla. Infatti nella storia della Chiesa molti concili sono stati rigettati perché non accolti. Questo non è banale sinonimo di democrazia perché comporta l’efficace riconoscimento di una volontà non umana. Il fatto è uno dei motivi per cui un vescovo o un patriarca ancora oggi non possono imporre nulla al di fuori della tradizione strettamente ortodossa. Se lo facessero verrebbero sconfessati! 
Ciò significa, ancora, che ciò che sta veramente al vertice non è una persona (neppure il proprio padre spirituale) ma quella tradizione terapeutica che aiuta tutti a riconoscere il "sapore" dello Spirito operante nella storia. (Perciò, in questo contesto, è molto apprezzato ed esaltato l’elemento carismatico). 
     Nell’Ortodossia non esiste la sola oggettività della fede (celebrata come verità vera per se stessa) o la soggettività della fede (celebrata come vera se è scoperta tale dal soggetto).
     L’Ortodossia, per usare un gioco di parole, è una fede oggettiva che dev’essere soggettivata. Per questo ogni aspetto dogmatico (si pensi al Credo Niceno-Costantinopolitano) deve avere, in qualche maniera, un riscontro esperienziale. Un dogma a fronte del quale non si offre una possibilità esperienziale è, per l’Ortodossia, un inganno diabolico. Questo è il motivo profondo per cui l’uomo redento è ad immagine e somiglianza di Dio. Per lo stesso motivo non esiste alcuna vera divisione nell’ambito delle discipline teologiche ma una si compenetra nell’altra!
     Detto ciò… è detto ancora nulla! L’Ortodossia non la si è ancora conosciuta fintanto che non ci si collega ad un uomo che la vive veramente (è, infatti, una tradizione vivente). Solo lì, mescolato al suo sangue e al suo sudore, si può cogliere, dall’irradiazione della sua carne (ecco perché i volti delle icone sono luminosi), la dimensione ultraterrena. È, infatti, morendo che si riceve la vita ed è morendo che la si dona…
     Così, in ultima analisi, l’Ortodossia è la vita di Dio "iniettata" nelle vene di uomini che lottano per prepararsi a possederla.

NOTA
(1)Tratto dal sito: www.ildialogo.org (Mercoledì, 28 gennaio 2004)
 

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