mercoledì 22 febbraio 2012

Articolo estratto dal Blog del: Pontificio Collegio Greco Sant'Atanasio in Roma

La liturgia dei Doni Presantificati nella tradizione bizantina.


Il Re della gloria ci fa partecipi della vita eterna …
Le diverse liturgie cristiane hanno dei periodi, lungo l’anno liturgico, che vengono chiamati “digiuni” o “quaresime”, e che sono dei momenti, dei giorni in cui, col digiuno e la preghiera la comunità cristiana si prepara alla celebrazione di un evento di salvezza: Pasqua, Natale, Apostoli, Dormizione della Madre di Dio sono dei periodi liturgici preceduti da un digiuno che, fatto assieme alla preghiera, alla misericordia, alla compunzione, nella verità, ci prepara ad accogliere il mistero della salvezza. La più importante ed anche la più antica di queste Quaresime o digiuni è la Grande Quaresima che prepara alla Santa Pasqua. Nella tradizione bizantina questo periodo ha delle caratteristiche proprie: nei giorni feriali non si celebra la Divina Liturgia –essa è una festa e questa non si svolge durante il digiuno; la Divina Liturgia si celebra soltanto il sabato –con l’anafora di San Giovanni Crisostomo- e la domenica –con l’anafora di San Basilio. In oriente, già nel IV sec. troviamo delle tracce –durante il periodo quaresimale- di una celebrazione della Divina Liturgia soltanto il sabato e la domenica. Il concilio di Laodicea della fine del IV sec. indica nel canone 49: nel periodo dei quaranta giorni non bisogna offrire il pane se non soltanto nel sabato e la domenica. I mercoledì ed i venerdì, che sono giorni di digiuno, la tradizione bizantina celebra la "Liturgia dei Doni Presantificati" che è una celebrazione del vespro quaresimale con la comunione ai Santi Doni, consacrati la domenica precedente, alla fine della celebrazione. La tradizione bizantina è l’unica che attualmente celebra la liturgia dei Presantificati. Il manoscritto bizantino più antico contenente questa celebrazione è il Barberini 77 (VIII-IX secolo) in cui non si dà nessun nome di autore. Due manoscritti siriaci poi ne hanno trace: il Vat. Syr 40 (1553) contiene tre liturgie bizantine in siriaco per l’uso dei bizantini della Siria; della liturgia dei Presantificati non dà nessun nome di autore, ma indica che viene celebrata dopo nona. Il Vat Syr 41 (XIV secolo) attribuisce la liturgia dei Presantificati a San Basilio. Il concilio In Trullo del 692 prescrive la celebrazione della liturgia dei Presantificati tutti i giorni del digiuno quaresimale, eccetto il sabato, la domenica e il giorno dell’Annunciazione del Signore. Alcuni manoscritti slavi del XV-XVI sec attribuiscono la liturgia dei Presantificati a San Gregorio Magno. Lo schema della liturgia dei Presantificati fondamentalmente è quello del vespro, e si svolge come segue: Benedizione e preghiere iniziali; il canto del salmo 103 con le preghiere sacerdotali; segue la grande litania diaconale; la recita del gruppo dei salmi graduali 119-133, che nel periodo quaresimale si ripetono ogni giorno, mentre negli altri periodi annuali si fa una lettura continua di tutto il salterio lungo una settimana; quindi i salmi vespertini 140, 141, 129, 116 con i tropari propri di ogni giorno. Segue l’ingresso e il canto dell'inno Fos ilaròn; poi la prima lettura dell’Antico Testamento; l’invocazione: "La luce di Cristo illumina tutti"; la seconda lettura dell’Antico Testamento; la preghiera dell'incenso e canto del salmo 140 con l’incensazione dell'altare e della chiesa e la preghiera di sant'Efrem. La liturgia prosegue con la litania diaconale, e quindi il canto dell'inno Ora le potenze del cielo adorano, presenti invisibilmente qui con noi. Infatti il Re della gloria fa il suo ingresso. Viene scortato il sacrificio spirituale e perfetto. Con fede e amore avviciniamoci per diventare partecipi della vita eterna. Si fa poi il grande ingresso con i Santi Doni che vengono portati all’altare; segue una litania diaconale, il Padrenostro, la comunione ed il congedo. Di questo schema vorrei rilevare la parte centrale e più tipicamente vespertina col salmo 140 e l’inno Fos ilaron, testo trinitario e cristologico molto arcaico, già conosciuto da san Basilio, e che alla sera canta Cristo, vero sole che non tramonta. Per quanto riguarda le letture bibliche, si tratta di una lectio continua di origine e carattere fortemente monastico, con la lettura lungo tutta la Quaresima dei libri della Genesi e dei Proverbi. Mentre per le grandi feste dell'anno liturgico bizantino le letture del vespro, quasi sempre veterotestamentarie, vengono scelte quelle che la tradizione dei Padri e della liturgia ha letto e interpretato in chiave cristologica o ecclesiologica, nella grande Quaresima le letture sono continue di questi due libri biblici interi. Per quanto riguarda la non celebrazione della Divina Liturgia nel periodo quaresimale se non il sabato e la domenica, bisogna sottolineare che essa è la celebrazione gioiosa del mistero della fede cristiana, e non corrisponde con i giorni di digiuno. Questi, giorni dedicati alla preghiera e alla lettura della Sacra Scrittura non vanno collegati direttamente alla celebrazione della passione, della morte e della risurrezione del Signore. Due aspetti mi sembrano importanti di sottolineare a questo proposito. In primo luogo il computo dei giorni settimanali nel periodo quaresimale non è quello pasquale cioè contando dalla domenica fino al sabato, per indicare che la vita liturgica settimanale delle Chiese nasce dalla Pasqua del Signore, dalla celebrazione domenicale; il computo quaresimale invece va per ogni settimana da lunedì a domenica; e ciò non per caso, ma per sottolineare che ogni settimana quaresimale guarda verso la Pasqua settimanale, verso la domenica. La stessa intera Quaresima viene vista come un cammino verso la Pasqua; tutti noi, cacciati come –con- Adamo dal paradiso vi ritorniamo nel digiuno, nella preghiera, nell’ascesi, e ad esso saremo riportati da Cristo stesso nella notte di Pasqua. Lo sguardo quaresimale della Chiesa, dei cristiani è messo nella Pasqua di Cristo. Quindi la celebrazione eucaristica settimanale –unica con il sabato- è quella della domenica, e proprio per questo i Santi Doni che si ricevono nella liturgia dei Presantificati sono quelli conservati dalla domenica precedente. La comunione ai Doni Presantificati i giorni di mercoledì e di venerdì ha anche la forza del viatico, cioè del cammino che ogni cristiano porta a termine rafforzato da Cristo; ed anche dal digiuno eucaristico, cioè la giornata intera di mercoledì e di venerdì scandita dal digiuno per ricevere la sera il Corpo ed il Sangue del Signore. Nei giorni feriali della Quaresima riscopriamo inoltre la centralità e la ricchezza dei testi delle ufficiature delle diverse ore del giorno e della notte, con una abbondante presenza di testi biblici, sia letture che salmi, che ci fanno ritrovare il contatto contemplativo ed orante con la Parola di Dio, contato vitale per ogni cristiano. In una omelia sul vangelo di Matteo, san Giovanni Crisostomo afferma: Si dirà da parte di qualcuno: AIo non sono né monaco, né anacoreta, ho moglie e figli e mi prendo cura della mia famiglia. Ecco la grande piaga dei nostri tempi, credere che la lettura del Vangelo sia riservata soltanto ai religiosi e ai monaci... E' un grande male non leggere i libri che recano la Parola di Dio, ma ve n=è uno peggiore. Cioè credere che questa lettura sia inutile... Non ascoltare la Parola di Dio è causa di fame e di morte. Le celebrazioni quaresimali bizantine e la celebrazione della Divina Liturgia soltanto i giorni di sabato e domenica ci fanno vedere che non si tratta di un digiuno dall’eucaristia, ma di una preparazione nella preghiera all’eucaristia; sia quella pasquale settimanale che quella annuale a cui ci preparano sia ogni settimana sia la stessa Quaresima intera. Infatti col digiuno e la preghiera la comunità cristiana si prepara alla celebrazione di un evento di salvezza; un digiuno fatto assieme alla preghiera, alla misericordia, alla compunzione, nella verità, che ci porta a celebrare ed accogliere il mistero della salvezza che ci viene da Cristo Signore.
P. Manuel Nin, Pontificio Collegio Greco, Roma

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