mercoledì 23 novembre 2011

Dal sito: http://www.blogger.com

Sull’inizio del Digiuno della Natività
del rev. padre Sergei Sveshnikov[1]
Tradotto per © Tradizione Cristiana da E. M. novembre 2011
 
 
 
Abbiamo cominciato il gioioso e santo Digiuno della Natività. Il digiuno inizia il 28 novembre ovvero 40 giorni prima della Natività nella carne del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo e si conclude il giorno della festa stessa ovvero il 7 gennaio secondo il calendario secolare. Proprio come gli Ebrei vagarono nel deserto per quarant’anni prima di entrare nella Terra Promessa, la santa Chiesa ci conduce per quaranta giorni nel deserto del digiuno prima di entrare nella promessa di Dio che è stata rivelata nella Natività. Per gli Ebrei si è trattato di scrollarsi di dosso le catene della schiavitù fisica, mentale e spirituale. Un’intera generazione di persone nate e cresciute nella schiavitù egiziana era morta prima di coloro che non ricordavano più d’essere stati schiavi e a quelli che erano nati liberi fu consentito di entrare nella “terra dove scorrono latte e miele” (Esodo 3, 8). E così è con noi: dobbiamo scuoterci di dosso le catene della schiavitù per i peccati e le passioni fisiche, mentali e spirituali. Dobbiamo smettere di essere schiavi del peccato e diventare amici di Cristo, osservando i Suoi comandamenti (Giovanni 15, 14).
Ci sono diversi aspetti del digiuno, che sono tutti importanti e collegati tra loro. La prima cosa a cui molte persone pensano sono i limiti nella qualità e quantità dei cibi che mangiamo. Il Digiuno della Natività non è così rigoroso come altri digiuni - è consentito il pesce in tutti i sabati e le domeniche, tranne l’ultimo fine settimana prima della Natività (2-3 gennaio)[2], e in diverse feste della Chiesa: l’Ingresso della Theotokos nel Tempio (4 dicembre) e la sua apodosi (8 dicembre), le feste dell’Icona della Theotokos (del Segno) di Kursk (10 dicembre), di san Sabbas il santificato (18 dicembre), della Concezione della Madre di Dio (22 dicembre), e dei santi Herman dell’Alaska e il martire Pietro l’Aleute (25 dicembre).
Perché digiuniamo dai cibi? - Perché siamo esseri sani. Cristo non è venuto per salvare soltanto le nostre anime, ma tutto di noi: corpo, anima, mente, spirito, volontà e tante “parti” quante ognuno ne può contare. Ha preso il nostro intero essere umano su di sé, tutta la nostra natura umana, e ha “guarito il corpo intero di un uomo” (Giovanni 7, 23). Nell’ordine determinato da Dio, il nostro spirito deve muoverci verso Dio, la nostra anima deve trovare la sua ispirazione nella direzione dello spirito, e il nostro corpo deve essere nutrito nel fare la volontà del Padre (Giovanni 4, 34; cfr. Matteo 4, 4). Il Peccato perverte questo ordine divino, e la nostra carne si nutre di questo mondo e diventa una schiava del cibo, la nostra anima trova ispirazione nelle cose della carne, e il nostro spirito non ha più fame di Dio, ma trova la sua direzione nelle passioni dell’anima.
La Santa Chiesa ci dona tempi di digiuno per aiutarci a guarire e restaurare la nostra natura corrotta. Un atleta non vince un premio prima di aver esercitato pazientemente la disciplina e “l’auto-controllo in tutte le cose” (I Corinzi 9, 25). E se si vuole ricevere una “corona incorruttibile” (ibid.), dobbiamo fare lo stesso e iniziare prendendo il controllo di ciò che in noi è più materiale, ripristinando l’ordine divinamente stabilito e raggiungendo ciò che è più spirituale. Se non possiamo controllare le nostre pance, come possiamo sperare di controllare le nostre lingue e i pensieri, come possiamo sperare di cominciare a combattere le nostre passioni? Dobbiamo imparare a disciplinare i nostri corpi, perché senza questo fondamento non si può iniziare a costruire le mura del tempio della nostra anima. E proprio come lo scopo delle fondamenta non è in sé stesse, ma in ciò che può essere costruito su di esse, lo scopo di prendere il controllo della nostra carne sta nel liberare l’anima dall’essere controllata da essa.
Quest’anno l’inizio del nostro Digiuno della Natività è caduto il giorno dopo il Ringraziamento[3]. So che per alcuni il piatto principale non è stato un tacchino o una torta di zucca, ma altre persone che hanno lacerato e divorato con pettegolezzi, giudizi, parole cattive e pugnalate alle spalle. A che serve il digiuno se continuano a banchettare con gli esseri umani? È cosa buona la loro astinenza dalle carni, se la loro lingua si abbatte sugli altri come mannaia da macellaio?
Il re e profeta Davide dice: “Trattieni la lingua dal male” (Psalmo 34, 13)[4], e “Benedirò il Signore in ogni tempo, la sua lode è continuamente nella mia bocca” (34, 1-2). Se vogliamo che i nostri digiuni siano qualcosa di più di un programma di dimagrimento, dobbiamo seguire il comando prescritto dal profeta. Dovremmo imparare a controllare la nostra lingua e i nostri pensieri, indirizzando entrambi alla comunione con Dio. In ogni momento, ma soprattutto durante i digiuni, dobbiamo essere “sobri e vigilanti”, perché il nostro “avversario, il diavolo, gira come un leone ruggente, cercando chi divorare” (I Pietro 5, 8). Ma nel nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo abbiamo una sicura protezione dagli attacchi del demonio.
Accorrete a Cristo nella preghiera, ma state attenti che la vostra preghiera non diventi come “un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna” (I Corinzi 13, 1). Prestate molta attenzione alle parole delle preghiere, non rendetele solo parole di qualcuno ripetute da voi, ma veramente parole vostre che provengono da tutto il vostro cuore, dalla vostra anima, e da tutta la vostra mente (cfr. Matteo 22, 37).
Accorrete a Cristo nella lettura degli Evangeli, ma state attenti che non diventi un lavoretto il cui significato si dimentica nel minuto in cui il libro viene chiuso. Chiedete alla Santissima Madre di Dio di aiutarvi a mantenere tutte le cose che si leggono negli Evangeli e a meditarle nel vostro cuore (cfr Luca 2, 19 e 51) mentre trascorrete la vostra giornata, glorificando Dio per la sua abbondante misericordia su di noi.
Accorrete a Cristo nel leggere le vite dei suoi santi, ma assicuratevi di avere una vita che segue le orme dei santi uomini e delle sante donne che sono venuti prima di voi. Noi non studiamo le vite dei santi per il loro valore letterario o come un passatempo prima di andare a letto. Essi sono un esempio vivente di cosa significhi essere cristiani, ed amare Dio, e amarci gli uni gli altri.
Ma soprattutto, accorrete a Cristo nella comunione del suo Corpo e del Sangue, ma fatelo con umiltà e pentimento, perché con il boccone non entri in voi Satana, come ha fatto in Giuda (Giovanni 13, 27).
Che il misericordioso Dio benedica questo tempo del nostro digiuno. Possa Egli accettare i nostri piccoli sforzi umani e la sua grazia divina “che guarisce sempre ciò che è infermo e supplisce a ciò che manca”[5], riceva le nostre preghiere e guidi la nostra vita verso i Suoi comandamenti. Possa Egli “santificare le nostre anime, rendere casti i nostri corpi, correggere i nostri pensieri, e purificare le nostre intenzioni”[6], che insieme con “le assemblee degli angeli e i cori dei martiri”[7] possiamo sempre glorificare la Santissima Trinità.
Amìn.

Testo originale in: Fr. Sergei Sveshnikov's blog

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