domenica 27 febbraio 2011

Dal sito: Albanianews

Onufri, il Maestro nella pittura albanese del XVI secolo


Onufri, il Maestro nella pittura albanese del XVI secolo  
Museo Iconografico di Onufri, Berat
 
Onufri  è stato un pittore albanese del XVI secolo, conosciuto per le sue icone di stile bizantino. Dipinse anche ritratti, paesaggi e chiese.
Gli anni in cui nasce sono tumultuosi, gli Ottomani avevano conquistato l’Albania con Maometto II dopo la morte dell’eroe nazionale Skanderbeg, che era riuscito a mantenere la sua nazione unita e indipendente fino a quando fu in vita.
Sotto la dominazione Turca gran parte della popolazione si converti alla religione islamica. In questo contesto, Onufri, dipinse soprattutto icone che contenevano un forte senso di affermazione e resistenza all’invasore Ottomano sia in senso patriotico che in senso religioso.
Del pittore sono conosciuti solo pochi fatti soprattutto gli spostamenti che fece in terra albanese, egli infatti fino al 1547 dipinse a Berat successivamente si trasferi a Kostur e dal 1555 si trasferì a Shelcan vicino Elbasan per finire la sua carriera nel villaggio di Valsh. Nel periodo in cui dipinse, ebbe la carica di Protopapa, carica ricevuta per meriti intellettuali, e grazie al suo carisma divenne una delle piu` alte sfere della chiesa bizantina.
Fondò anche una scuola per la pittura delle icone, che in seguito fu portata avanti dal figlio Nicola e dai suoi seguaci Onufri Kiprioti e Konstantin Shpataraku. La sua pittura fuoriesce dai canoni dell'arte sacra bizantina, molto legata a schemi e regole rigide, egli libera la sua pittura da queste briglie e compone opere piu` innovative per la sua epoca, inserisce paesaggi urbani e vedute bucoliche ma anche personaggi reali, in un suo San Giorgio e il drago egli rappresenta Skanderbeg contro i Turchi.
Questa sua tecnica realistica si collega direttamente con il movimento rinascimentale sia Italiano che europeo, egli riesce a dare una rappresenta anche della vita interiore dei suoi personaggi, umanizzandoli, rendendoli meno distanti dallo spettatore che osserva l’opera.

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