martedì 20 luglio 2010

Dal sito amico: eleousa.ne - Ucraina - Essere cristiani nei gulag

Memorie di Irina, della chiesa
ortodossa di Modena - Italia

Ucraina - Essere cristiani nei gulag

La mia famiglia è originaria della Volynia in Ucraina, esattamente del villaggio di Cevel. Il nonno, dopo la Rivoluzione del '17 e fino al 1941 visse come cittadino polacco, proprietario di terra e dipendente delle Ferrovie. Un fratello emigrò in Argentina ed un altro, membro dell'UPA, venne fucilato nella piazza principale del paese dai Sovietici e lasciato insepolto per giorni. Nel '93 fu dichiarato "eroe nazionale" a Leopoli.
Nel 1951 tutta la nostra famiglia (due nonni, 4 figli e la suocera) fu deportata a Tumen in Siberia come "kulaki" anticomunisti.
La grande casa di Cevel, costruita dal nonno, fu confiscata, divenne un ospedale e poi una scuola ed infine fu bruciata dagli zingari.
Il nostro luogo di detenzione era un villaggio della taigà, in mezzo al fiume Irtis, circondato da guardie.
Era proibito tutto ciò che era ucraino e ricordo che la bisnonna nascose il Vangelo sul petto per tutta la durata del viaggio, in un treno pieno di deportati.
Le baracche erano di legno, gli uomini e le donne separate. Il vitto fu per anni del pane con una conserva di pomodoro una volta al giorno. Tutti dovevano lavorare dalle 5 del mattino, bambini compresi.
Nel 1957, con la morte di Stalin,la vita migliorò: le famiglie poterono vivere insieme e la nonna si mise a ricamare per comprare pane e burro. In quel tempo il nonno perse la vista.
Per venti anni la vita religiosa consisteva nel leggere il Vangelo, commentato dal nonno, nel parlare ucraino di nascosto e nel pregare con l'aiuto della nonna.
Una volta un soldato minacciò il nonno poiché lo sapeva religioso con le parole seguenti: "Devi deciderti: o Gesù o Lenin!".
Quando nasceva un bambino o moriva qualcuno, l'unico atto religioso era leggere un passo del Vangelo.
Nel 1971 potemmo tornare a Cevel ma per il nonno fu una delusione tremenda: nessuno gli parlava o gli dava lavoro perché "nazionalista" e allora decise di tornare in Siberia visto che "nella sua terra natale era considerato nessuno".
Il nonno morì nel 1988 e la nonna nel 2005 a 95 anni.
La mia educazione religiosa è stata questa: il Vangelo letto dal nonno, i kulic e le uova rosse della nonna, qualche sacerdote che veniva di nascosto a celebrare in casa e vessazioni da parte delle guardie poiché eravamo credenti.

(Memorie di Irina, della chiesa ortodossa di Modena - Italia)

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