sabato 5 giugno 2010

Riflessione del confratello Padre Seraphim

Nel nome del Padre e del Figlio e del Santo Spirito. Amìn.
Il dono del Santo Spirito santificò gli Apostoli e Maria Santissima riuniti nel cenacolo il giorno di Pentecoste. Il dono del Santo Spirito ha prodotto nei secoli copiosi frutti di santità, lo abbiamo visto la domenica scorsa quando la Chiesa ci ha presentato la gloria di Tutti i Santi. Questa Domenica ogni chiesa locale festeggia i suoi santi: in Grecia si festeggiano i santi del Monte Athos, in Ucraina e Russia i monaci delle grotte di Kiev e della Rus’ e così per ogni paese. Questo perché la santità è come un fiore che sboccia nell’animo di ogni persona ma anche nell’animo di interi popoli, ogni terra, ogni popolo, ogni lingua ha prodotto fiori di santità nei secoli passati e ci auguriamo che ciò continui sempre.
Questo mi spinge a fare una piccola riflessione, riflessione che prendo in prestito dall’omelia tenuta dal metropolita Hilarion all’Università di Bologna. Quanto sono importanti le radici cristiane per la nostra Europa! Per i popoli slavi, ricordava il metropolita, la predicazione cristiana coincide con l’acquisizione della scrittura (l’alfabeto cirillico fu inventato dai Santi Cirillo e Metodio appunto per la predicazione cristiana) con lo sviluppo della cultura e della civiltà. Questo si può dire anche del popolo armeno (il primo ad adottare il cristianesimo come religione di stato), per quello georgiano. Anche noi italiani, eredi della cultura latina, dobbiamo molto al cristianesimo. Scusate il campanilismo: nel 1200 Bologna fu la prima città europea ad abolire la servitù della gleba e a riscattare tutti i contadini asserviti, nel documento storico che ricorda l’evento (chiamato Liber Paradisus) si fa riferimento proprio all’incarnazione del Figlio di Dio che ha santificato la natura umana rendendo uguali nei diritti e nei doveri tutti gli uomini. Potrei citare centinaia di questi esempi prendendo spunto dal contributo che il cristianesimo ha dato nei secoli all’arte in genere, alla musica, all’istruzione, ai diritti umani e chi più ne ha più ne metta.
Dico questo perché noi cristiani dobbiamo essere orgogliosi della nostra religione, della nostra Chiesa. Vedo i membri di altre religioni che sono molto orgogliosi della loro appartenenza spesso fino all’eccesso, e noi cristiani? Noi sovente il contrario, ci accodiamo al coro delle critiche, spesso fasulle, spesso pretestuose, spesso frutto di un’ignoranza abissale, o forse peggio spesso fatte in mala fede. È vero che anche noi cristiani ne abbiamo combinate di cotte e di crude in 2000 anni di storia, ma questo è stato perché non eravamo aderenti alla radicalità del Vangelo, ma non possiamo non combattere per ribadire con forza il nostro amore verso Cristo e la sua Chiesa, amore che ci spinge a manifestare con gioia tutto ciò che di santo, di buono e di bello ha portato il cristianesimo nell’animo di ogni popolo.
Buona Domenica a tutti.

p. Seraphim

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