giovedì 28 maggio 2009

Dal sito amico di Pescara: Eleousa.net


Festa dell'Ascensione
L’icona riproduce la scena biblica dell’Ascensione al cielo di Gesù, dopo la sua Risurrezione: “Poi li condusse fuori verso Betania e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e fu portato verso il cielo” (Lc 24,50-51). L’Ascensione annuncia la vittoria sulla morte e sull’inferno e la tradizione sottolinea la vastità del suo compimento finale. L’umanità di tutti nell’umanità di Cristo è introdotta definitivamente nell’esistenza celeste. L’icona è strutturata in due parti ben distinte: la zona superiore in cui Gesù appare immerso nella gloria e circondato dagli angeli; la zona inferiore nella quale si trovano gli Apostoli assieme alla Madre di Dio e ai due angeli, che stabiliscono la continuità tra la sfera terrena e la sfera celeste. Sebbene la Scrittura non menzioni esplicitamente la presenza della Madre di Dio durante l’Ascensione, la riflessione teologica relativa all’autenticità dell’Incarnazione del Verbo induce la Chiesa a mostrare nell’icona anche la Madre del Cristo. Nicola Cabasilas ne dà il motivo: “Colui che ascende al cielo non è uno spirito, come avevano pensato gli apostoli al momento della prima apparizione dopo la Risurrezione (Lc 24,36-37), ma proprio il Verbo fatto carne, la nostra natura umana unita senza confusione né mescolanza alla divinità. La Vergine in quanto Madre aveva sofferto più di tutti: a lei spettava gustare un’immensa gioia alla vista della gloria del corpo del suo Figlio e vedere la sua gloriosissima Ascensione, vedere la natura umana deificata nella persona di Cristo e posta dopo l’Ascensione al di sopra dei cieli, alla destra del Padre”. I personaggi Gesù, situato al centro nella parte superiore dell’icona, non si presenta nell’atto di ascendere verso il cielo, quanto in quello di discendere, quasi a voler indicare già il tempo escatologico secondo la promessa fatta dagli angeli agli Apostoli al momento dell’Ascensione. Egli, infatti, seduto su un trono, si mostra in tutta la divina maestà di Re dell’universo. Il Signore sale benedicendo e l’icona fa di questo avvenimento l’asse della composizione. Questa benedizione è già l’inizio della Pentecoste, l’invio dello Spirito Santo. Dopo l’Ascensione la presenza del Cristo cambia modalità, si interiorizza: Egli non è più di fronte ai suoi discepoli, ma dentro di loro, presente in ogni manifestazione dello Spirito Santo, come lo è nell’Eucaristia e nei sacramenti. Dalla sua persona, divina ed umana, irradia la luce della divinità verso tutta l’ampiezza dei cieli. Il gesto solenne della mano destra esprime la sua signoria sopra ogni cosa, mentre nella sinistra stringe il rotolo della Legge, poiché Egli è Colui che contiene in sé tutte le cose. Questa visione così solenne non sminuisce, tuttavia, la sua incommensurabile misericordia. Egli, infatti, volendo la nostra salvezza, la opera secondo ognuna delle sue due nature: come Dio viene incontro agli uomini in qualità di Creatore e come uomo in qualità di fratello. “Egli è la sorgente della grazia-benedizione e della parola-insegnamento. Questa funzione non è interrotta dall’Ascensione. Il corpo di Cristo è circondato dal cerchio delle sfere cosmiche, dove irradia la sua gloria ed è sostenuto da sei angeli, due dei quali sostengono la sfera celeste, mentre gli altri quattro suonano le trombe del giudizio, come avverrà nella seconda venuta (parusìa) di Gesù. Sono gli angeli dell’Incarnazione e sottolineano che il Cristo lascia la terra col suo corpo terrestre, ma non per questo si separa dalla terra e dai fedeli legati a Lui dal suo sangue”. Le sue vesti non sono quelle bianche della Risurrezione, ma di porpora e d’oro, i colori per eccellenza della regalità e della divinità. Il rosso unito all’oro è segno dell’umanità divinizzata di Cristo, del sacrificio del Figlio redento dal Padre nella Risurrezione. I fili d’oro (assist), di cui è tessuta tutta la sua veste, rappresentano la luce divina, in cui il corpo di Cristo è immerso. La Madre di Dio. Nell’icona vediamo la figura della Vergine in asse con la figura di Cristo, quasi Ella rappresentasse il prolungamento sulla terra di quanto il Figlio vive nel cielo, continuando così l’opera di salvezza. “Il suo atteggiamento è duplice: ‘orante’, cioè colei che intercede presso Dio, e ‘purissima’, come la santità della Chiesa di fronte al mondo. Il suo significato ecclesiale è sottolineato dalla sua verticalità verso l’alto e dalle sue mani disposte in offerta e supplica per il mondo”. La figura immobile ribadisce la verità immutabile della Chiesa. Ella indossa una tunica blu, simbolo della sua divinizzazione avvenuta con l’Incarnazione di Cristo nel suo seno verginale. Il mantello (maphòrion) che le ricopre la testa e le spalle è viola scuro, colore ottenuto con l’unione del rosso, simbolo dell’umanità e del blu, simbolo della divinità, perché in Lei l’umano e il divino si sono incontrati, per generare Cristo. Il suo capo è circondato dal nimbo, perché la Madre è già piena di grazia, colma dello Spirito Santo, che gli Apostoli riceveranno nella Pentecoste. Guarda diritto davanti a sé, verso chi contempla l’icona, in quanto Madre e mediatrice dell’umanità. Gli angeli. Dietro la Madre, in posizione simmetrica rispetto alla sua figura, si ergono due angeli in tuniche bianchissime, con ali e nimbi dorati splendenti. Entrambi, con un braccio e con un’ala rivolti verso l’alto, indicano Gesù asceso al cielo. Essi sono gli angeli della Risurrezione, che annunciano il ritorno del Cristo nella sua gloria: “Questo Gesù che è stato di tra voi assunto fino al cielo, tornerà un giorno allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo” (At 1,11). Essi rappresentano, insieme alla Madre di Dio, il legame tra cielo e terra e, come messaggeri di Dio, confortano gli Apostoli rassicurandoli che il distacco da Gesù è solo temporaneo. Gli angeli che sorreggono la sfera celeste indossano abiti del medesimo colore di quelli degli Apostoli, poiché essi sono gli angeli dell’Incarnazione. Gli Apostoli, ai lati della Madre di Dio e degli angeli, formano due gruppi simmetrici da sei. In primo piano, risaltano, a sinistra e a destra, S. Pietro e S. Paolo, chiamati “i corifei”, ossia i principi degli Apostoli. Gli occhi di tutti sono rivolti in alto, verso Gesù, e in essi si legge la tristezza per la separazione fisica dal Maestro, ma anche la speranza e la certezza della sua presenza e del suo ritorno, come annunciato dagli angeli. “I colori delle vesti degli apostoli rappresentano ‘la veste variopinta’ della Sposa divina, della Chiesa come unità nel molteplice”. Alcuni particolari La sfera dentro la quale si trova Gesù rappresenta il mondo celeste e l’eternità, nella cui dimensione è ormai entrato con l’Ascensione. La roccia fa da sfondo all’intero gruppo di personaggi, per ricordare che essi sono immersi e delimitati dalla pesantezza della terra. Secondo la tradizione su una parte di questa roccia rimasero impresse le impronte di Cristo. In alcune storie apocrife, diffuse in Russia, si fa menzione di questa pietra custodita in un tempio del monte degli Ulivi. Ad essa fu data una complessa interpretazione teologica e la sua rappresentazione risale ai modelli della Chiesa orientale. I cespugli che spuntano dalle rocce aride simboleggiano la natura, che partecipa alla liturgia cosmica nell’attesa della Risurrezione: Dio si dirige verso il mondo ed il mondo va incontro al suo Re. I colori verde e avorio parlano della liberazione avvenuta mediante la grazia.

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