lunedì 2 marzo 2009

LA QUARESIMA

La Quaresima
igùmeno Andrea (Wade)
Torino, 2009


Cenni storici

“Quaresima” (latino: Quadragesima; greco: Tessaracostì) significa “quaranta giorni”. Si può dunque applicare questo termine al periodo di digiuno che precede la Pasqua e al periodo analogo che precede la festa di Natale. Anticamente fungeva come un tempo per la preparazione dei catecumeni per il battesimo a Pasqua (nei primi secoli si battezzava solo una volta l’anno, nel pomeriggio di Sabato Grande secondo la tradizione di Gerusalemme già attestato al quarto secolo, dopo il vespro e prima della Liturgia eucaristica vigilare di Pasqua – una funzione che si celebra tuttora, ma di solito senza i battesimi), per la preparazione dei penitenti per la riconciliazione e per preparare i fedeli per la celebrazione annuale di Pasqua. Le origini e la preistoria della Quaresima pasquale sono complesse. Benché tutte le tradizioni liturgiche chiamino questo periodo i “quaranta giorni”, la sua lunghezza effettiva variava secondo il modo di calcolare i giorni e se si contavano i sabati e/o le domeniche, con il risultato che ora dura cinque settimane in Occidente e sette nella Chiesa Ortodossa, e perfino otto nella Chiesa Copta Ortodossa.

Tradizionalmente, gli specialisti accademici della storia della liturgia consideravano che questa stagione liturgica si fosse sviluppata come progressiva estensione indietro del breve digiuno di purificazione e di preparazione, situato prima della Pasqua. In altre parole, che un digiuno di uno o due giorni si fosse esteso per comprendere, in un primo tempo, l’intera settimana (più tardi conosciuta come “Settimana Santa” in Occidente e “Grande Settimana” in Oriente), poi un periodo di tre settimane (almeno a Roma) con la settimana finale inclusa e, finalmente, un periodo di preparazione di quaranta giorni estesi su sei o sette settimane (che talvolta includeva, talvolta escludeva la Grande Settimana), assimilando coloro che si preparavano per il battesimo a Pasqua con la tentazione di quaranta giorni vissuta da Gesù nel deserto, di cui il racconto evangelico viene tuttora letto nella chiesa latina la Prima Domenica di Quaresima. Poiché era un periodo penitenziale, la penitenza pubblica di coloro che erano sottomessi alla penitenza canonica fu altresì aggiunta, con la loro riconciliazione il Grande Giovedì (almeno nella tradizione romana).

La ricerca moderna, pur non negando lo sviluppo del digiuno prepasquale, avanza l’argomento che ciò che divenne la Quaresima ebbe le sue origini in un antico digiuno prebattesimale che seguiva l’Epifania nella Chiesa di Alessandria, ove un periodo di quaranta giorni di digiuno e di preparazione per il battesimo, già associato con la tentazione di Gesù, sembra aver cominciato con la celebrazione dell’Epifania (il Battesimo di Gesù) il 6 gennaio, con il battesimo che veniva conferito verso la metà di febbraio alla conclusione del digiuno. In alcuni luoghi, come Roma e Gerusalemme, tre settimane di preparazione per la Pasqua, con possibili precedenti giudaici come preparazione per la pasqua ebraica, poteva esser stato la pratica, e tre settimane di preparazione per il battesimo, in qualunque giorno fosse conferito, sembra esser stato la pratica altrove. Dal fatto che una Quaresima prepasquale di quaranta giorni appare di un colpo e quasi universalmente negli anni che seguono il Concilio Ecumenico I di Nicea (325), molti studiosi dei nostri giorni vedono i quaranta giorni stessi come la contribuzione della pratica prebattesimale dopo l’Epifania nella Chiesa di Alessandria, ma ora spostato prima di Pasqua e in sintesi con altre pratiche di preparazione prepasquale e penitenziale. È anche possibile che questo cambiamento coincidesse con un cambiamento analogo verso l’accettazione di un ideale universale del battesimo a Pasqua, una pratica non molto documentata prima di tale data. Comunque, l’organizzazione precisa di questi quaranta giorni variava parecchio secondo la geografia e la chiesa, e la Chiesa alessandrina stessa, come testimoniano le Lettere festive di Sant’Atanasio Magno, sembra non aver mai adottato il battesimo a Pasqua e aver accettato solo ritrosamente la stessa Quaresima come periodo prepasquale.

Al tempo del papa di Roma san Leone Magno (m. 461), la sintesi era completa in Oriente come in Occidente e la Quaresima era emersa come la stagione che rimane tuttora, in teoria. Ma con il declino e il tramonto del catecumenato adulto e il sistema della penitenza canonica, la Quaresima si limitò finalmente a una preparazione ascetica generale per la Pasqua per tutta la comunità cristiana. Nella Chiesa Ortodossa rimangono tracce della Liturgia battesimale del Sabato Grande nelle 15 letture al vespro (7 + 7 + 1) durante le quali il vescovo o patriarca battezzava i catecumeni adulti nel battistero, e nel rito stesso del battesimo, nel quale la successione di preghiere nella prima parte (“Ordine per fare il catecumeno”) era anticamente le preghiere lette a varie giorni della Quaresima e l’“esame” del catecumeno. Quando si cominciava a battezzare in altri giorni, il ritmo di questa parte fu distrutto, e si cominciò a leggere tutto d’affilato.

La Quaresima oggi nella Chiesa Ortodossa

Se l’Occidente latino ha abbandonato il digiuno come pratica ascetica, la Chiesa Ortodossa e le altre Chiese orientali hanno mantenuto le antiche tradizioni. Il canone apostolico 69 recita:

Se qualunque vescovo, presbitero o diacono, oppure lettore o cantore, non digiuna durante il santo digiuno quadragesimale della Pasqua, o il giorno quarto [mercoledì] o il giorno della Preparazione [venerdì], sia deposto, se non è impedito da qualche infermità corporale. Ma se è un laico, sia scomunicato.

I canoni apostolici sono rivestiti dell’autorità del Sesto Concilio Ecumenico. Leggiamo nel secondo canone del Concilio Quinisesto (“in Trullo”):
Apparve anche buono a questo santo Concilio, che gli ottantacinque canoni, ricevuti e ratificati dai santi e benedetti Padri prima di noi, e anche tramandati fino a noi nel nome dei santi e gloriosi Apostoli, debbano da ora in poi rimanere fermi e stabili per la cura delle anime e la guarigione dei disordini. […] Ma se chicchessia fosse giudicato per aver innovato qualsiasi dei canoni sopramenzionati o per aver tentato di abolirli, sia soggetto alla pena imposta da quello stesso canone per esserne guarito dalla sua trasgressione.

Per questa ragione la Chiesa Ortodossa non innova e non abolisce le regole del digiuno. Quelli che lo fanno dovranno fare i conti con la propria coscienza e con la disciplina della Chiesa.

Durante il digiuno, non mangiamo nessun cibo di origine animale (né carne, né pesce, né latticini né uova). Inoltre, non prendiamo né vino né olio vegetale. Il vino e l’olio sono permessi il sabato e la domenica, e anche il giorno dei santi quaranta martiri e a pranzo il Grande giovedì. Il pesce è permesso la Domenica della Palme e alla festa dell’Annunciazione, se fuori della Grande Settimana. Il caviale (ossia uova di pesce) è permesso il Sabato di Lazzaro (il giorno prima di Domenica delle Palme). Il Sabato Grande dopo la Liturgia si mangiano frutti secchi con vino, ma senza olio.

Comunque, la Quaresima non è solo questione di mangiare e bere (o di non mangiare e non bere). È soprattutto un ritorno a Dio nella penitenza, l’umiltà, l’elemosina, il perdono e nella preghiera, che dovrebbe aumentare durante questo periodo. La confessione e la comunione dovrebbero praticarsi assiduamente durante questo tempo liturgico.

Il libro liturgico che ci accompagna durante le tre settimane prima della Quaresima e fino alla sera del Sabato Grande si chiama il Triodio quaresimale. “Triodio” viene dall’uso antico della Chiesa di Gerusalemme, conservato da noi nei giorni feriali della Quaresima, di cantare soli tre odi al mattutino invece del canone completo di nove odi. Il calendario liturgico di questo periodo è il seguente:

3 domeniche prima della Quaresima: Domenica del Pubblicano e del Fariseo, seguito da una settimana senza digiuno.
2 domeniche prima della Quaresima: Domenica del Figlio Prodigo, seguito da un’altra settimana senza digiuno.
Sabato di Carnevale: Commemorazione dei defunti.
1 domenica prima della Quaresima: Domenica di Carnevale, con il Vangelo del Terribile Giudizio. Segue la settimana dei latticini. Dopo questa domenica non si mangia più la carne fino alla Pasqua.
Domenica dei Latticini, del Perdono. È l’ultimo giorno dei latticini fino alla Pasqua. Alla fine
del vespro, tutti chiedono perdono gli uni agli altri per entrare correttamente nella Quaresima. Inizia la prima settimana di Quaresima, con prosternazioni ad ogni ufficiatura, alla lettura della Preghiera di Sant’Efrem Siro. Non si celebra più la Divina Liturgia da lunedì a venerdì, ma al vespro di mercoledì e di venerdì si celebra la Liturgia dei Doni Presantificati, con la comunione consacrata la domenica precedente. La sera si canta la grande compieta con, per i primi quattro giorni, la lettura del Grande Canone di Sant’Andrea di Creta.
1° domenica di Quaresima, dell’Ortodossia. Si festeggia la vittoria del culto delle sante icone
dopo l’iconoclasmo. La 1°, 2°, 3°, 4° e 5° domenica di Quaresima, si celebra la (più antica) Liturgia di San Basilio invece di quella di San Giovanni Crisostomo.
2° domenica di Quaresima, di San Gregorio Palamas.
3° domenica di Quaresima, dell’Adorazione della santa Croce.
4° domenica di Quaresima, di San Giovanni Climaco. La Scala della perfezione di questo grande asceta del Monte Sinai (6° secolo) si legge nei monasteri, cominciando all’inizio della Quaresima. La lettura finisce questo giorno, e perciò si festeggia la memoria del Santo.
5° giovedì di Quaresima. Al mattutino (di solito celebrato la sera prima) si legge l’intero Grande Canone di Sant’Andrea di Creta e la vita di Santa Maria Egiziaca. Al vespro si celebra una Liturgia supplementare dei Doni Presantificati.
5° sabato di Quaresima, dell’inno acatisto. Al mattutino (di solito celebrato la sera prima), si canta l’inno acatisto alla Madre di Dio (6° secolo).
5° Domenica di Quaresima, di Santa Maria Egiziaca.
6° Sabato di Quaresima, della risurrezione di Lazzaro. La sera, Veglia con la benedizione delle Palme.
6° Domenica, della Palme. Festa con permesso di pesce, vino e olio. La sera inizia la Grande Settimana.
Lunedì, martedì e mercoledì della Grande Settimana si celebra il vespro con la Liturgia dei Doni Presantificati, con le letture del vangelo. La sera si celebra il mattutino “dello sposo”.
Giovedì Grande si celebra la memoria dell’istituzione dell’eucaristia. Vespro e Liturgia di san Basilio Magno. La sera, mattutino dei dodici vangeli della Passione di Cristo.
Venerdì Grande, memoria della crocifissione di Cristo. Il mattino, le ore regali (chiamate così perché l’imperatore assisteva a queste ore. Non usava assistere alle ore feriali). Ad ogni ora, incensazione, stichire (antichissime, testi attestati a Gerusalemme nel periodo del quarto all’ottavo secolo nel più antico Iadgari georgiano) e lettura dei vangeli della Passione. Al vespro, deposizione dalla croce e processione dall’altare alla tomba in mezzo alla chiesa con la sindone (icona ricamata del corpo morto di Cristo). La sera: mattutino del Sabato Santo, con lamentazioni funebri e ufficiatura del seppellimento di Cristo. Durante la Grande dossologia, processione attorno alla chiesa con la sindone. Di ritorno nella chiesa, la sindone viene di nuovo deposto sulla tomba e si leggono letture che anticipano la risurrezione.
Sabato Grande, ore, vespro, 15 letture e Liturgia di San Basilio Magno. Prima del Vangelo, la chiesa e i ministri cambiano i paramenti neri in bianco. Inizia la lettura degli Atti dei santi Apostoli. Alle 11 di sera, si celebra l’ufficio di mezzanotte, e la sindone viene portata sull’altare, dove rimarrà fino all’Ascensione. Poi inizia la processione e il mattutino pasquale.

In questo periodo ricco di celebrazioni liturgiche, molte delle quali derivano dalle ufficiature antichissime della Chiesa della Risurrezione di Cristo a Gerusalemme nei primi secoli (sono già descritte da Egeria verso l’anno 380), i fedeli ortodossi hanno numerose occasioni di pregare e di commemorare gli eventi della nostra salvezza. È il dovere dei sacerdoti responsabili di celebrare il più spesso possibile per l’edificazione spirituale della gente, la quale deve fare ogni sforzo per assistere. Con le disposizioni interiori del pentimento, dell’umiltà e della pietà, il popolo di Dio si prepara degnamente, con l’aiuto del Signore, per celebrare tutta la bellezza spirituale del grande giorno di Pasqua.
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Vedi: Maxwell E. Johnson, ‘From Three Weeks to Forty Days: Baptismal Preparation and the Origins of Lent’, Living Water, Sealing Spirit: Readings on Christian Initiation, ed. Maxwell E. Johnson, Collegeville 1995, pp. 118-136; Thomas J. Talley, The Origins of the Liturgical Year, 2nd. ed., Collegeville 1991, pp. 1-77, 163-225.

Ringrazio fraternamente l'igumeno padre Andrea, della nostra parrocchia di Torino, il quale, alla mia richiesta di un articolo sulla quaresima, subito mi ha inviato questa sua riflessione.
Grazie Caro Padre e Buona quaresima.

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