sabato 21 marzo 2009

ANONIMO CALABRESE

Codice Vaticano Greco 316

La mia patria, o fratelli, è stata la provincia di Calabria, che si trova nella parte meridionale dell'Italia, [e i miei genitori erano] ricchi sì nel corpo ma non molto nell'anima; infatti aderivano all'eresia dei Latini. Tuttavia, spinti da Dio stesso, mi misero fin dalla tenera età a [ studiare] soprattutto le scienze sacre, crebbi in mezzo ad esse per grazia di Dio, e così compresi esattamente come i Latini siano adulteratori e trasgressori della tradizione degli apostoli e dei padri, osando empiamente confondere le proprietà delle tre ipostasi ed insegnando due processioni del santissimo Spirito. Perciò non cessavo mai dal discutere con i loro sapienti, dimostrando per mezzo della divina Scrittura e dell'insegnamento dei padri che si erano allontanati ed estraniati dalla fede ortodossa e provavo con stringenti sillogismi che essi ora penzolavano verso l'eresia di Sabellio ora verso quella di Macedonio; quelli invece che non potevo incontrare perché vivevano troppo distanti da me, tentavo con lettere e scritti di trarli fuori dall'eterodossia. Dicevo infatti loro, tra le altre cose, che noi non diciamo che la processione sia una specie di fuoriuscita o effusione o flusso fisico o liquido, ma che essa è la modalità stessa dell'essere, secondo la quale esso è senza principio, poiché ha l'essere dalla Causa (il Padre), allo stesso modo della generazione del Figlio. Infatti, Questi è Unigenito, e tale è anche la processione dello Spirito; dunque, come è assurdo affermare che vi siano due generazioni del Figlio secondo la divinità, così è del tutto empio e blasfemo sostenere due processioni del santo Spirito. Perciò i loro capi mi trattavano come un nemico ed un deviato e mi dichiaravano a tutti eretico ed eterodosso. Tutti, quindi, mi evitavano con orrore e paura e non cessavano dal colpirmi con insolenze ed attacchi. Per non dire tutto, tenteremo di chiarire con questo discorso perché me ne andai da lì. Narrare infatti nei particolari quello che mi hanno fatto patire, necessiterebbe di troppo tempo e di troppo spazio. Il papa aveva mandato in Italia degli inquisitori per indagare sui Greci, e se ne avessero trovato uno che non aderiva ai dogmi latini, avrebbero dovuto mandarlo al rogo. Giunti che furono nella nostra città, ed informatisi sul mio conto [........] meditando per l'indomani di trascinarmi al loro tribunale e di farmi bruciare come eretico incallito. Considerando che se avessi abiurato avrei perso la vita futura che ancora non mi ero acquistato, e se resistevo quella presente, non volendo perdere né quella né questa per amore del corpo, prima di andare al loro cospetto, a sera fuggii in anticipo. E così, giunto fino a voi guidato dal favore di Dio, [ rendo grazie] a Dio che mi ha ritenuto degno di quella fuga e di unirmi a voi; a gloria di Dio, al quale spetta l'adorazione nei secoli dei secoli, amen.

Grazie Caro Gabriele per aver risposto con questo tuo post.

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