martedì 16 dicembre 2008

Foglio Ortodosso n° 6

In che lingua preghiamo ?
A lla fine dell’862 il Duca di Moravia, Rostislav,
mandò dall’imperatore di Costantinopoli Michele
III degli ambasciatori con la richiesta di inviare
in Moravia dei predicatori per insegnare il Cristianesimo
e celebrare il culto nella lingua nativa dei moravi.
I moravi erano già cristiani, ma si trovavano nell’area d’influenza
della Chiesa di Roma, che permetteva la celebrazione
solo in latino, greco e antico ebraico. Invece la Chiesa di
Costantinopoli, secondo il costume apostolico, traduceva le
Sacre Scritture celebrando anche nelle altre lingue …
FOGLIIORTODOSSO
Patriarcato di Mosca - Decanato d’Italia
N° 6/2008 — Periodico di collegamento e informazione cristiana ortodossa - Con la benedizione del decano d’Italia — Distribuzione Gratuita.
STAMPATO IN PROPRIO -
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Oggi la liturgia viene celebrata in molte lingue
nazionali e la Bibbia è tradotta in 2377 lingue.
Ma cosa succede nelle nostre parrocchie quando
vengono persone che parlano idiomi diversi? E cosa
dovrebbero aspettarsi gli stranieri residenti in Italia
(a maggior ragione coloro che vi hanno messo le
radici, con i loro figli, futuri cittadini italiani), che
frequentano le chiese in Italia assieme agli italiani?
Dobbiamo insistere sulla celebrazione in slavo ecclesiastico,
romeno, albanese, ecc., oppure dobbiamo
passare all’italiano, la lingua della cultura locale?
A lcuni stralci di un discorso radiofonico tenuto
nel 2002 dal metropolita Antonio di Sourozh
potranno aiutarci a riflettere su questo punto:
“… Dopo arrivò la generazione per la quale il russo
non era più la lingua della preghiera, per comunicare
con Dio e con i propri cari. Allora la nostra parrocchia
(il sobor di Londra) fece ciò di cui mi sto meravigliando
tuttora. All’inizio, una o due volte al mese,
celebravo la Liturgia: per un gruppetto – in tedesco;
per un altro – in francese; e per uno che era in grado
di sopportare il mio inglese – in inglese.
In fine posi a tutti questa domanda: cosa dovremmo
fare? Ci sono persone che hanno difficoltà nel comprendere
il russo, che cosa ne faremo? Allora tutta la
parrocchia fece un gesto che io definirei eroico, perché
vi erano delle persone che avevano perso tutto
tranne la propria lingua. Tutti votarono per la celebrazione
in inglese. … Era un segno di autentico,
profondo e serio amore della generazione adulta
verso i più giovani.
Quindi cominciammo a tradurre i testi liturgici in
lingua inglese e vi adattammo la musica liturgica.
Così arrivammo a celebrare la liturgia in inglese.
Si era creato un gruppetto di tradizione slava, ma
che esprimeva questa tradizione in inglese – la lingua
divenuta a loro propria.
La nostra parrocchia non aveva abbandonato la lingua
delle proprie origini, ma la richiesta dell’inglese
aumentò perché un’intera generazione, che era nata
qui e qui aveva fatto gli studi, poteva pregare con
tutta la passione della sua anima solo nella lingua
inglese. Poi arrivarono i mariti e le mogli, gente del
posto, e si formò una parrocchia che comprendeva
russi e inglesi, e tutti erano uniti. I russi non volevano
separarsi dai loro mariti e dalle loro mogli, dai
figli che crescevano, perciò cominciarono a frequentare
la liturgia in inglese. Queste celebrazioni attrassero
gente (ortodossa) di altre nazioni perché nelle
loro chiese non celebravano nella lingua da essi
compresa meglio. Nella chiesa greca l’inglese non si
usava, così come dai serbi e nelle altre parrocchie.
Giungevano da noi persone che volevano pregare
nella lingua franca, comune a tutti coloro che abitavano
qui. Cercavano il modo in cui ogni parola sarebbe
potuta arrivare ai loro cuori, in modo che essi
non sarebbero stati lì a subire, ma avrebbero potuto
unirsi alla preghiera.
E tutto questo non dipende soltanto dai sacerdoti,
che non sempre conoscono alla perfezione la lingua
dei loro parrocchiani, che comunque, quando a loro
venisse una persona col cuore in mano riceverà più
di quel che le parole possano trasmettere.
Un esempio: una donna russa venne da uno dei nostri
presbiteri, il quale, dopo averne ricevuto la confessione,
si scusò per il fatto che
avrebbe parlato in un russo stentato,
ma fece il possibile per dirle
tutto quello che doveva dirle. Alla
fine la donna gli chiese: “Padre,
posso dirle qualcosa di personale?”;
“Sì…!”. “I vostri consigli sono
preziosissimi, ma la vostra grammatica
è terribile…”
35 anni di Ortodossia a Bologna
L a Chiesa Ortodossa di San
Basilio il Grande in Bologna è la
più antica dell’Emilia Romagna,
fu fondata dall’igumeno del Patriarcato
di Mosca padre Evloghi nell’ottobre
del 1973 e dal 1975 è affidata alla
cura pastorale dell’Archimandrita
Marco (Davitti), quest’anno festeggerà
i suoi 35 anni di apertura al culto.
Essa è di medie dimensioni, ma ha un
notevole passato storico, fu infatti costruita dal Cardinal Albergati nel 1435,
come dipendenza dentro la città del monastero dei Certosini, per custodirvi
una preziosa reliquia: il capo della Beata Anna, Madre della Theotokos, trafugata
a Costantinopoli nel deplorevole sacco del 1204 e donata al Cardinale
per aver mediato la pace nella famosa guerra dei cent’anni. Nel 1716 la chiesa
fu interamente ricostruita in stile barocco e fu poi sconsacrata e ridotta ad
usi profani all’inizio dell’ottocento dal generale di Napoleone che prese possesso
della città. Il padre Evloghi la ottenne in affitto dal Comune di Bologna,
essa è posta nel centro cittadino.
Bologna è città capoluogo di regione e centro dell’Emilia Romagna, nodo
stradale, ferroviario e industriale di notevole importanza. La città attira molti
lavoratori e studenti, alto è il numero dei fedeli cristiano-ortodossi che vi abitano,
tanto che oltre alla nostra sono presenti altre 4 Chiese Ortodosse in città e
dintorni. Le funzioni sono celebrate normalmente in paleoslavo e romeno-
moldavo, timidamente sta iniziando l’uso dell’italiano soprattutto
nella lettura del Vangelo, nella recita del Padre Nostro e nelle prediche.
Varia è anche la provenienza dei fedeli, la scorsa Pasqua si sono contate
più di 15 nazionalità presenti alla funzione notturna.
Bologna è depositaria di preziosissime reliquie: la prima già citata, il
capo della Beata Anna, era conservata nella nostra chiesa fino agli inizi
dell’ottocento quando fu traslata nella cattedrale latina di san Pietro
dove è ancora custodita. Oltre al capo di sant’Anna Bologna possiede
una antichissima icona della Madre di Dio, la Madonna di San Luca,
veneratissima dai bolognesi e protettrice della città, anch’essa trafugata
a Costantinopoli durante il sacco del 1204. Essa è custodita in un santuario
posto in cima al colle più alto che domina la città, il colle della
Guardia. Ultimamente abbiamo scoperto anche una reliquia della Grande
Martire Caterina d’Alessandria custodita nel museo del monastero
benedettino di Santo Stefano situato nella piazza omonima. Sia le reliquie
che l’icona sono venerabili durante l’apertura delle chiese, possono
essere officiate anche funzioni di supplica da parte del clero ortodosso
previo permesso dei rettori.
Speriamo che con questo
piccolo scritto sia numeroso
il concorso di fedeli
ortodossi a Bologna per
venerare queste ed altre
reliquie e visitare la nostra
Chiesa e la città.
Hanno collaborato:. P.Antonio Lotti (Taranto); Joulia Vilkeeva (Ortona CH); p. diac. Seraphim da Bologna (Valeriani);
Natalia Guseva (Pescara); Mario Selvini (Genova); Gheorghe Axentii (Roma).
RACCOLTA DI AIUTI PER LE FAMIGLIE COLPITE
DALLO STRARIPAMENTO DEL PRUT E DNIESTR.
A seguito delle alluvioni di fine Luglio che hanno portato
allo straripamento del Prut e Dniestr, si è verificato
l’allagamento di molti villaggi in Moldavia, Ucraina e
Romania. Molti tra questi sono stati evacuati altri invece soffrono
più direttamente la catastrofe.
Nel tempio ortodosso della SS trasfigurazione di Genova, domenica
3 Agosto, dopo la manifestazione del profondo dolore
dei famigliari delle vittime presenti a Genova, e di tutta la
comunità ortodossa locale, si è celebrata una
Panichida per i morti e un Moleben per la salvezza dei superstiti.
Inoltre, dopo la Div. Liturgia p. Giovanni La Micela,
parroco del tempio, ha promosso una raccolta di indumenti
usati e di denaro da inviare nella Bucovina.
Una piccola goccia da una piccola comunità ortodossa, concretizzatasi
il 24 Agosto con l’invio di
9 scatoloni di indumenti usati e di
580 € raccolti (di cui 180 € impiegati
nella spedizione e 400 € inviati).
Gli aiuti sono stati inviati presso:
Епархиальное Управление - Архимандрит Мелетий
(Егоренко) - 274003 - г. Черновцы - Ул. Русская, 33.
Direzione Eparchiale - Archimandrita Meletij (Egorenko) -
Via Russkaia 33 - 274003 – Cernovtsi – Ucraina.
Tel: 0038.037.2.52.33.11
che si occuperà di farli pervenire
presso le famiglie bisognose della
campagna.
Altre comunità ortodosse presenti
in Italia si stanno impegnando con
iniziative simili, ma c’è bisogno di molto…
Aiutare coloro che subiscono la prova è da sempre una caratteristica
che contraddistingue i cristiani (perché Cristo si è
dimostrato compassionevole verso di noi - da qui il termine
con-passione) e questo fin da principio, da quando la Chiesa
di Antiochia sostenne la Chiesa di Gerusalemme durante una
carestia mandando dei doni.
DAL LIBRO DEGLI ATTI DEGLI APOSTOLI (11, 27-30) I n quei giorni, alcuni profeti scesero da Gerusalemme
ad Antiochia. E uno di loro, di nome Agabo, alzatosi,
predisse mediante lo Spirito che ci sarebbe stata una
grande carestia su tutta la terra; la si ebbe infatti durante
l'impero di Claudio. I discepoli decisero allora di inviare
una sovvenzione, ciascuno secondo le proprie possibilità,
ai fratelli che abitavano in Giudea. E così fecero, inviandola
agli anziani, per mezzo di Barnaba e di Saulo.
Vedi anche: Romani 15:25-27; Galati 6:9-10
Tempio Cristiano Ortodosso
di San Basilio il Grande
via Sant’Isaia 35/2
40123 - Bologna
Rev. p. Marco (Davitti) tel: 051.33.35.66
e-mail: sanbasilio@bolognaortodossa.it
www.bolognaortodossa.it
prezioso libro.“Ombre della Storia” lo ha intitolato, perché questi Santi
ortodossi sono divenuti proprio Ombre. Sconosciuti oggi ai più, nella terra dove
si sono santificati, nascosti dal nuovo cristianesimo eterodosso che ormai domina
la Penisola da quasi un millennio, dimenticati nei libri, dimenticati nel ricordo liturgico,
dimenticati dalla storia...
Ombre luminose che si muovono dall’antichità verso di noi per farci conoscere, per
testimoniarci, la comune Fede nel Cristo Risorto. Ci parlano proprio da quel tempo,
quando non aveva senso parlare di un oriente e un occidente cristiano, perché la Chiesa
era unificata e fortificata nell’Ortodossia.
“Ombre della storia” brevi Vite di Santi ortodossi italici e di ricordi … suddivise
in capitoli (dal I - gli evangelizzatori,
al XIII - il tramonto). XIV secoli di
ortodossia in Italia raccontata brevemente,
passo dopo passo, e commentata
dall’Autore … Poi il tramonto
ma da allora nuovamente il lievito
dell’ortodossia vive in Italia attraverso
le varie missioni ortodosse, così fino
ad oggi. Un libro da leggere per chi
vuole essere ortodosso in Italia.
OMBRE DELLA STORIA - SANTI DELL’ITALIA ORTODOSSA
di Antonio Monaco. Ed. Asterios - Trieste - 250 piagine
A molti questo libro apparirà come un enigma …e invece No!
Ci fu un tempo in cui i popoli che abitavano la Penisola Italica erano Ortodossi.
Un tempo dove tutti erano uno stesso Stato, l’Ecumene dell’Impero Romano Cristiano,
la cui capitale era Costantinopoli, la Città del Re, fondata dal primo imperatore romano
Cristiano, San Costantino il Grande, colui che a Milano nel 313 diede la libertà di
culto ai Cristiani. Un tempo in cui nel Sud Italia si parlava greco. Un tempo in cui la
Grande Grecia (Magna Grecia) risiedeva proprio nel Sud Italia. Un tempo in cui gli
Ortodossi dell’Italia resistettero all’avanzata della “francocrazia”, cioè dei popoli germanici
(longobardi, normanni ecc.), e del loro cristianesimo che si rivelò
non-ortodosso, e che poi venne impropriamente chiamato “latino”…
Un tempo di ortodossia, di martirio, di speranza…
Il monaco Antonio, cosciente delle proprie origini come uomo del sud,
come ortodosso italiano, o forse sarebbe meglio dire magnogreco,
ritornato alla fede dei suoi avi, ha voluto regalare a coloro che ricercano
la verità, come agli ortodossi tutti presenti in Italia, questo
N° 6/2008 — FOGLIORTODOSSO
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Decano d’Italia:
Arciprete Antonio Lotti
V. Vittorio Veneto, 55. 72021
Francavilla Fontana (BR)
Tel. 0831. 84 24 73; Cel. 360.499978

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