mercoledì 17 ottobre 2012

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Agli Uniati e ai filo-unionisti che serpeggiano nella Chiesa ortodossa, dedichiamo  la vita del nostro santo padre e martire Atanasio di Brest, ricordando loro la profezia del santo: « L'uniatismo si estinguerà, l'Ortodossia prospererà».  
 
S. ATANASIO DI BREST (1)
 
di Vladimir Keidan 
Icona del santo Ieromartire Atanasio (Afanasij) Igumeno di Brest-Litovsk.
Icona del santo Ieromartire Atanasio (Afanasij) Igumeno di Brest-Litovsk.
 
     Visse in un difficile momento nella storia della Chiesa ortodossa dello Stato polacco. Le notizie circa la vita provengono dai suoi diari personali, pubblicati postumi con il titolo di Diarius, mentre la storia della sua morte è descritta in un libro scritto dai suoi discepoli, i religiosi del monastero di Brest, oltre che una breve  , redatta in lingua polacca, del 1666. E evidente in queste opere il segno lasciato dalla tragica lotta che si svolse tra ortodossi e cattolici in Polonia nel periodo successivo alla proclamazione dell’Unione di Brest, nel 1596. […]
      Nel 1596, nel corso del concilio convocato nella città di Brest, fu proclamata l’unione della Chiesa rutena (cioè della metropolia di Kiev, allora inclusa nei territorio della Rzeczpospolita, res publica, denominazione ufficiale dello Stato polacco) con la Chiesa cattolica romana. […] Nella realtà storica l’Unione fu preparata e messa in atto da uomini accecati dalla brama di potere, dalla xenofobia e da altre passioni. L’Unione fu dichiarata effettiva, sebbene non fossero state prese in considerazione le obiezioni sollevare dai rappresentanti ortodossi e fosse rimasta senza risposta la loro richiesta di prorogare l’attività consultiva del concilio. I rappresentanti di fede ortodossa che non accettarono quest’unione imposta, insieme ai loro sostenitori furono scomunicati con una lettera enciclica della fazione unionista.
     Un sinodo dei vescovi ortodossi che rigettavano l’Unione rispose alla scomunica con la condanna del metropolita e dei vescovi che l’avevano approvata e con i due decreti seguenti: 1) «Ci impegniamo sulla nostra fede, coscienza e onore, per noi e per i nostri posteri, a non prestare ubbidienza al metropolita e ai vescovi condannati con sentenza del sinodo, a non sottometterci a loro, a non lasciare loro alcuna autorità su di noi; inoltre ci impegniamo a contrastare, per quanto possibile, le loro decisioni, azioni e disposizioni, a restare saldi nella nostra santa fede e fedeli ai veri pastori della nostra santa Chiesa, soprattutto ai nostri patriarchi, senza abbandonare il vecchio calendario, preservando scrupolosamente la pace comune protetta dalle leggi opponendoci a ogni persecuzione, violenza e innovazione, con cui possano evitare di ostacolare l’integrità e la libertà della nostra liturgia secondo l’antico rito. Questo solennemente proclamiamo innanzitutto davanti al Signore Dio, quindi dinanzi a tutto il mondo e in particolare, a tutti i sudditi della corona del Grande Principato di Lituania e dei territori appartenenti alla Corona»; 2) «Noi, senatori, dignitari, funzionari e cavalieri, insieme ai membri del clero di fede greca, figli della Chiesa orientale, riuniti qui a Brest in concilio, siamo venuti senza alcun dubbio a conoscenza dagli alti dignitari inviati al  concilio per grazia di sua Maestà che essi con i metropoliti e alcuni vescovi, apostati della Chiesa greca,  hanno stabilito e promulgato a nostra insaputa, contro la nostra libertà e contro ogni giustizia, un’unione la tra le Chiese di Oriente e di Occidente. Protestiamo  contro costoro e contro le loro scorrette azioni e facciamo voto non solo di non sottometterci, ma, con l’aiuto di Dio, di opporci loro con tutte le forze, e rafforzeremo e sosterremo il nostro decreto emesso contro loro con ogni mezzo possibile e, in particolare, con le nostre richieste presso Sua maestà».
   Anche l’attività di Atanasio si basò su questi due decreti. Atanasio  nacque con ogni probabilità alla fine del XVI secolo a Brest, dove erano particolarmente sentiti dagli ortodossi i soprusi subiti da parte greco-uniate. Non sappiamo quali fossero le sue origini ed ecco come si presenta nel suo diario: «Io, l’indegno Atanasio Filippovič, per misericordia di Dio e per intercessione della purissima Madre di Dio sono stato confermato, come si conviene, nella fede ortodossa e nella vera Chiesa d’oriente sin dall’infanzia e da quando spuntò in me il giudizio». Probabilmente ricevette una prima istruzione nelle scienze russo-ecclesiastiche in una delle scuole appartenenti alla confraternita ortodossa della sua città natale, Brest e sembra che godesse inoltre di una formazione teologica superiore, poiché possedeva un’ottima padronanza del polacco, del latino e del greco, conosceva gli scritti dei santi padri, le vite dei santi e anche le opere di storici e oratori occidentali. […]
     Nel 1627 fece la professione monastica nel monastero dello Spirito Santo a Vil’no. Di qui fu inviato per obbedienza presso il monastero Kuteinskij della Teofania, nei pressi della città di Orša (nella regione di Mogilëv), indi al monastero Mežigorskij Spaso-Preobraženskij, nei pressi di Kiev, dove «per qualche tempo apprese la volontà di Dio e la vita secondo la Legge». Quando Atanasio fu richiamato a Vil’no, l’igumeno del monastero Mežigorskij, nel congedarsi da lui, gli disse: «Fratello Atanasio, serba nel profondo del tuo cuore almeno tre cose: obbedisci ai tuoi superiori, sii geloso della legge della Chiesa e guardati dal parlare con le donne. Se, con l’aiuto di Dio, farai tesoro di queste cose, sarai salvo e di utilità nel servizio alla Chiesa di Cristo. Và in pace». Durante il viaggio - verso Vil’no il santo incontrò un uomo molto malato e lo portò sulle spalle per un lungo tratto. Quell’uomo donò ad Atanasio molti insegnamenti spirituali, «inculcò nel suo cuore il dolcissimo nome di Gesù e gli insegnò come serbarlo: mantenendo nei rapporti con la gente una saggia sobrietà; osservando l’obbedienza, la purezza e una vita povera; ricordandosi sempre dei due tipi di morte, quella del corpo e quella dello spirito; affidandosi sempre e in ogni cosa alla volontà  Dio purificandosi con la confessione e il completo pentimento se per debolezza si commette qualcosa contro la volontà di Dio».
     A Vil’no, Atanasio divenne ieromonaco e quindi nominato vice-archimandrita nel monastero Dubojskij, nei pressi di Pinsk (nel governatorato di Minsk). Nel 1636, per disposizione del cancelliere Stanislav Radzivili, il monastero fu consegnato ai gesuiti e l’anima devota di Atanasio ne fu profondamente colpita. Trascorse in preghiera diverse notti, durante le quali ebbe visioni delle pene che attendevano dopo la morte quanti si erano macchiati di soprusi. Dopo aver deciso di  correre alla protezione della SS. Madre di Dio, scrisse una lettera di rimostranza per i soprusi subiti e, raccolte le firme di molti uomini importanti, la pose dinanzi all’antica icona della Madre di Dio detta Kupjàtickaja (una croce in bronzo, probabilmente del XII secolo, recante sul braccio sinistro l’immagine in rilievo della Madre di Dio con il Bambino. Sarebbe apparsa miracolosamente nel 1182 nel villaggio di Kupjati, nei pressi di Minsk e rimase nel monastero del villaggio fino al XVII secolo, quando fu trasferita dagli ortodossi nella chiesa di Santa Sofia a Kiev) pregandola di intervenire in favore degli ortodossi.
     Dopo il suo trasferimento al monastero Kupjatickij, nella diocesi di Minsk, Atanasio ricevette l’incarico di raccogliere offerte per restaurare la chiesa del monastero e a questa opera si dedicò con zelo eccezionale Dopo una riunione tenutasi nel refettorio del monastero, Atanasio narra nel suo diario: «Fui all’improvviso colto da grande timore e me ne stavo seduto al tavolo come impietrito; ritiratomi nella mia cella, chiusi la porta, mi posi dinanzi all’icona dell’Onnipotente e pregai per il mio incarico. Dopo qualche istante fui preso da un tale terrore che feci per fuggire dalla mia cella, ma, trattenuto da una forza invisibile, mi fermai e piansi a lungo, finché d’un tratto sentii una voce dolce: “Lo zar di Mosca mi costruirà una chiesa, và da lui”. Allora fui pervaso da un gran calore e mi rimisi a piangere a dirotto, pensando a cosa sarebbe accaduto».
     Nel nov. 1637, all’approssimarsi del momento della partenza per la raccolta delle elemosine, il santo raccontò la sua visione all’igumeno e questi gli disse: «Caro fratello, và dove ti conducono l’Onnipotente e la sua purissima Madre. Io e i fratelli pregheremo perché tu torni da noi sano e salvo; ma per quanto riguarda quello che mi dici, io non so davvero come potrà realizzarsi, dal momento che ti manca il lasciapassare che viene concesso dal re, nostro signore». Dopo essersi congedato dai confratelli, Atanasio entrò nell’atrio della chiesa e si mise a pregare in ginocchio. Rivolto lo sguardo all’immagine miracolosa della Vergine, sentì un rumore venire dalla chiesa. Terrorizzato gridò: «O Purissima Madre di Dio, stammi vicino». E in quel momento dall’icona udì una voce dire: «Va’ e io sarò con te! ».
     Quando Atanasio e il suo compagno di viaggio giunsero nella città di Sluck, l’archimandrita locale, Sicik, prese loro le lettere e le tenne per qualche giorno in attesa, risentito con l’igumeno del monastero Kupjatickij per non essere stato avvisato dell’invio di questuanti in Bielorussia; in un secondo tempo, spaventato da una visione avuta in sogno, restituì le lettere ai due monaci e disse: «Faccio questo per la Vergine tuttapura e non per il vostro igumeno; andate dove volete». Nel monastero Kuteinskij, dove i due viaggiatori giunsero subito dopo, furono avvisati che senza il lasciapassare del re non avrebbero potuto attraversare i posti di guardia al confine. Ricevute dal priore delle lettere di presentazione, il santo e il suo compagno visitarono le città di Kopys, Sklov, Mogilev, Golovcin, ma in nessuna di queste ricevettero elemosine poiché erano stati preceduti da altri questuanti. Quando, rattristati, tornarono al monastero Kuteinskij, il priore, nel confortarli, suggerì loro di provare a raggiungere Brjansk. passando per Trubeck, e di lì la capitale della Moscovia. Tuttavia, nonostante le lettere di presentazione indirizzate a personalità religiose del luogo, non riuscirono ad attraversare le frontiere neanche in quell’occasione. Durante il viaggio Atanasio si rivolgeva continuamente nella preghiera alla Madre di Dio e riceveva da lei segni di incoraggiamento.
   Così, accompagnati da segni miracolosi, Atanasio e il suo compagno giunsero finalmente in terra russa, ma neanche qui le difficoltà ebbero fine. Nella città di Sevsk furono arrestati dalla guardia russa, quando si accorse che erano privi di lasciapassare. Allora A. mostrò l’immagine dell’icona miracolosa, dicendo di eseguire la volontà della Madre di Dio, e fu lasciato andare. Lungo la strada ebbe nuovamente una visione e una voce gli disse: «Atanasio, va’ dallo zar Michele (Feodorovič Romanov [1613-1645)], capostipite della dinastia Romanov) e digli: “Sconfiggi i nostri nemici, perché è giunta l’ora”. Fa’ dipingere sulle insegne di guerra l’immagine della Purissima Vergine Kupjatickaja perché vi aiuti nelle battaglie e difendi con coraggio chiunque si dichiari ortodosso». Trascorsa una notte, durante il viaggio, nell’izba di un contadino, Atanasio ne guarì il figlio per intercessione della Madre di Dio. Dopo aver superato molte prove e tentazioni lungo il viaggio, alla fine i due monaci giunsero a Mosca, dove Atanasio, rivoltosi allo zar con una lettera, ricevette inaspettatamente da lui ricchi doni e fu rimandato in pace al suo monastero. Nella lettera, Atanasio aveva descritto il contenuto delle sue visioni miracolose e delle misteriose parole.
     Nel 1640 i monaci del monastero di San Simeone, nella città di Brest, invitarono Atanasio a divenire loro igumeno. Durante la sua permanenza a Brest, Atanasio si dedicò allo studio di antichi documenti regi e vescovili in cui si garantivano agli ortodossi diversi diritti e venivano confermati i privilegi loro concessi dalla corona polacca. Nello stesso tempo dichiarò apertamente l’opposizione della Chiesa orientale ai decreti dell’Unione di Brest. Recatosi all’assemblea governativa di Varsavia, ricevette dal re Vladislao IV dei diplomi confermanti i privilegi del possesso e i privilegi ecclesiastici degli ortodossi di Brest. Tuttavia per le leggi polacche la firma del re non era sufficiente. Erano necessarie inoltre la firma del cancelliere e del suo vicario. Ma questi si rifiutarono categoricamente di apporre la firma, richiamandosi a una disposizione del papa di Roma, che proibiva l’aumento del numero degli aderenti all’ortodossia e gli proposero di accettare l’Unione.
     Rivoltosi per consiglio e aiuto agli ortodossi, anche qui non trovò sostegno. Ciò nonostante egli ascoltava e raccoglieva le continue e dolorose notizie circa i soprusi subiti dagli ortodossi in tutto lo Stato polacco. Atanasio, continuamente assorto in preghiera a favore dei perseguitati, un giorno sentì di nuovo una voce provenire dall’immagine della Madre di Dio: «Presenta le tue rimostranze alla Dieta, con l’aiuto della mia icona Kupjatickaja ritratta sulla croce, dinanzi al re e al governo, minacciando loro la giusta ira e il terribile giudizio di Dio, che si compirà realmente se non metteranno la testa a posto. Prima di tutto condannino la maledetta Unione - questa è la cosa più urgente - e allora potranno ancora salvarsi».
     Recatosi nel 1643 alla Dieta generale a Varsavia, prese con sé sei immagini della Madre di Dio Kupjatickaja con sopra scritte le parole prima ricordate e le distribuì ai più importanti membri della Dieta. Quindi, alla presenza di tutti, si rivolse al re con un discorso, in cui chiedeva protezione dai soprusi perpetrati dai cattolici a danno degli ortodossi e condannava duramente i membri della Compagnia di Gesù per la loro predicazione tra i giovani ortodossi e la gente semplice, ignari delle sottigliezze teologiche. Concludendo minacciò l’ira e il tremendo giudizio divino se l’Unione non fosse stata revocata. Questi discorsi minacciosi provocarono il malcontento non solo nelle alte sfere, ma anche tra i membri ortodossi della Dieta. Per loro delibera e con il consenso delle gerarchie del clero ortodosso, Atanasio fu dichiarato pazzo e posto agli arresti.
     Nel suo diario annotava: «Mi hanno oltraggiato, deriso e sputato addosso per il fatto - Dio li perdoni! - di non aver prima parlato con loro e di aver presentato la supplica (ma dovevo davvero avvertirli di questi misteri divini?), come se avessi fatto ciò per mio volere e non per volontà di Dio. Ahimè. Di che cosa sono ora capaci i sapienti sull’esempio dei latini! Non si preoccupano affatto della fede e non obbediscono alla volontà di Dio, ma confidano solo in se stessi e nella propria ragione, fanno la loro volontà  e vessano i propri fratelli».
     Atanasio imitando i «folli per Cristo», si finse pazzo, uscì dalla prigione nudo, indossando solo il klobuk (copricapo monastico) e lo scapolare per indicare il suo stato monacale, si ricoprì di fango e, battendosi con il bordone, si mise a correre per le strade di Varsavia, gridando: «Guai agli scomunicati e agli infedeli!. Atanasio avrebbe voluto entrare nelle chiese cattoliche in questa guisa, urlando le stesse parole, ma fu preso dai  dei vescovi riunitisi nella Dieta e spinto in uno stagno profondo oltre le ginocchia, dove lo trattennero fino all’arrivo di un carro da una locanda Tutto ciò  accadeva in marzo e il santo pativa il freddo. Fu perciò condotto semiassiderato alla residenza vescovile e  gettato in prigione. Quindi si svolse un rapido processo da parte dei vescovi, in cui si stabilì di privarlo  del rango di igumeno e di presbitero. Fu poi rinviato  a giudizio presso il metropolita di Kiev Pietro Mogila. In quella sede fu assolto e la sentenza dei vescovi di Varsavia fu revocata. A Kiev Atanasio celebrò più  volte la liturgia nella cattedrale della Dormizione della Laura delle Grotte di Kiev.
     Dietro richiesta della confraternita ortodossa di Brest, Pietro Mogila inviò di nuovo Atanasio per il servizio della Chiesa a Brest, con una lettera accompagnatoria  in cui si diceva che era inviato a ricoprire la carica  igumeno «dopo un adeguato ravvedimento per il gesto che aveva causato dolore e problemi a tutta la Chiesa russa». Vi veniva quindi detto che nel futuro l’igumeno Atanasio sarebbe stato più cauto nell’intervenire nelle faccende della Chiesa, soprattutto dinanzi al re e alla Dieta. Tuttavia la situazione nella città di Brest non gli permise di occuparsi di pratiche spirituali e di ascesi: il clero ortodosso e i laici erano vittima come prima di discriminazioni e di palesi affronti da parte degli uniati e dei cattolici. A tutte le richieste di protezione da parte degli abitanti ortodossi di Brest, le più alte cariche pubbliche cittadine rispondevano: «Fatevi uniati e vivrete in pace. Noi non ci intromettiamo nei dissidi tra le Chiese». Durante l’abituale preghiera dinanzi all’icona della Madre di Dio Kupjatickaja, Atanasio senti di nuovo una voce venire dall’icona: «Chiedi ancora una volta, con l’aiuto della mia immagine, al re e alla Dieta il completo annullamento dell’Unione».
     Vincendo il suo turbamento interiore, si accinse a un nuovo intervento, ma non poté portare a compimento i suoi propositi: nel novembre 1664 Atanasio fu arrestato, condotto a Varsavia e gettato in prigione. Qui elevò incessanti preghiere perché fosse alleviata la sorte della popolazione ortodossa della Polonia e scrisse un memoriale che fu consegnato al re Vladislao il 29 giugno 1645. In quel memoriale, richiamandosi al diritto canonico della Chiesa orientale, dimostrava l’illegittimità dell’Unione, per mezzo della quale si distruggeva la Chiesa ortodossa, si violava la libertà di coscienza dei credenti e si perpetrava addirittura un massacro. Alla fine implorava di nuovo il re di abrogare l’Unione, introdotta con un suo editto. Ma ci vollero altri due appelli al re perché il 19 ottobre 1645 fosse liberato per decreto reale e messo a disposizione del metropolita Pietro Mogila. Giunto dal metropolita, Atanasio presentò un dettagliato resoconto delle sue missive al re. Questa volta fu alloggiato nella Laura delle Grotte di Kiev, sotto la sorveglianza del superiore. Tuttavia il 1° gennaio 1647 morì Pietro Mogila e Atanasio riavuta la libertà, si diresse nuovamente a Brest.
     Nella primavera del 1648, in Ucraina scoppiò la rivolta dei cosacchi, guidati da Bogdan Chmel’nickij, che ben presto degenerò in guerra civile. Le sofferenze degli ortodossi si acuirono ancor di più poiché le autorità e la popolazione cattolica li sospettavano di simpatia nei confronti dei rivoltosi. Atanasio fu arrestato nell’estate dello stesso anno con l’accusa di mantenere legami con i cosacchi e addirittura di aver inviato loro armi e munizioni. Il tribunale lo riconobbe colpevole, nonostante la mancanza di prove. I giudici attendevano disposizioni da Varsavia per emettere una sentenza che soddisfacesse tutte le fazioni politiche dello stato e Atanasio trascorse tutto quel tempo in catene, in prigione. Appellandosi ai giudici, chiese loro di lasciarlo andare in catene per le strade della città perché potesse in tali condizioni predicare contro l’Unione, ma i giudici glielo proibirono. Tuttavia anche in carcere portò avanti la sua accesa predicazione, rivolgendosi alle guardie e ai funzionari statali che si recavano da lui.
     Nel frattempo fu emessa contro di lui una sentenza di morte. La notte prima dell’esecuzione vennero a trovarlo alcuni membri dell’Ordine dei gesuiti, per tentare un’ultima volta di convincerlo a sottomettersi all’Unione in cambio della vita. A queste esortazioni egli rispose: «Come i gesuiti sono felici di vivere tra i piaceri di questo mondo, così io oggi sono felice di andare alla morte». All’alba fu consegnato nelle mani delle autorità militari e cominciarono gli scherni e le torture. Fino all’ultimo si pretese da Atanasio la rinuncia alla scomunica dell’Unione, ma egli rimase saldo, ripetendo: «Quel che ho detto, ho detto, e con ciò muoio». Allora un soldato, dopo aver chiesto il perdono e aver ricevuto la benedizione, gli sparò alla fronte. Atanasio trafitto da parte a parte da due pallottole, rimase in piedi ancora qualche momento, appoggiato a un abete.
     L’ufficiale ordinò di gettarlo in una fossa già pronta, ma anche là dentro rivolse il viso al cielo, incrociando le mani sul petto e, dopo aver steso le gambe, spirò. Si narra che quella notte si scatenò una tremenda tempesta. Questo accadde nella notte tra il 4 e il 5 sett. 1648. Soltanto dopo otto mesi il suo corpo un fu esumato e traslato nel monastero della Natività della Madre di Dio, dove il martire fu sepolto 18 maggio 1649. I suoi resti si conservarono intatti e nel 1666 a Brest fu stesa una sua Vita in lingua polacca, in cui veniva chiamato «santo e beato martire». La chiesa in cui si custodivano le sue reliquie andò a fuoco nel 1816 e parte delle sue ossa bruciate furono traslate nella chiesa dell’Annunciazione dello stesso monastero.
     Sin dalla sua morte Atanasio è stato considerato dai polacchi ortodossi un santo martire e presso l’urna dove sono conservate le sue reliquie si sono verificate guarigioni miracolose…. La sua memoria è celebrata il 5 settembre.
 
NOTA
 
(1) Tratto dall’Enciclopedia dei santi. Le Chiese Orientali – Vol. I – pagg. 289/297 - Città Nuova editrice – 1998
 

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