venerdì 30 luglio 2010

Dal sito: http://contessioto.blogspot.com/

Sono centinaia e centinaia le firme sulla petizione popolare

Di seguito riportiamo il testo della petizione popolare la cui sottoscrizione si concluderà in serata.
A Sua Em. Rev.ma mons. Tarcisio Bertone
Segreterio di Stato c/o Segreteria di Stato Vaticana – Città del Vaticano

A Sua Em. Rev.ma mons. Leonardo Sandri
Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali - Via della Conciliazione – Roma

A Sua Ecc. Rev.ma mons. Pio Tamburrino Arcivescovo di Foggia e Delegato Pontificio per l’Eparchia di Piana Degli Albanesi - Palazzo arcivescovile – Foggia

A Sua Ecc. Rev.ma mons. Sotir Ferrara
Eparca di Piana degli Albanesi - Palazzo vescovile – Piana degli Albanesi

Eminenze ed Eccellenze Rev.me,
siamo un gruppo di fedeli laici, di rito greco e latino, del Comune di Contessa Entellina, un piccolo centro dell’Eparchia di Piana degli Albanesi. Scriviamo alle Eminenze ed Eccellenze Vostre indignati e mortificati per le tristi vicende a cui stiamo assistendo. Da anni, infatti, subiamo angherie e soprusi da parte del parroco latino, Don Mario Bellanca, che calpesta la nostra storia e le nostre tradizioni. Abbiamo segnalato il tutto al nostro Vescovo, al Delegato pontificio mons. Tamburrino, alla Congregazione per le Chiese orientali ma nulla è stato ancora di concreto fatto per riportare la serenità e la giustizia nella nostra comunità paesana. Speravamo che con la nomina del Delegato Pontificio tale situazione potesse trovare soluzione, ma con la morte nel cuore costatiamo che è stata compiuta una grave ingiustizia. Veniamo, infatti, a conoscenza che il nostro sacerdote papàs Nicola Cuccia è stato trasferito dalla parrocchia SS Annunziata e S. Nicolò di Contessa alla parrocchia greca di Palazzo Adriano. La suddetta decisione all’esterno può essere letta come una corresponsabilità da parte dello stesso nel deterioramento dei rapporti religiosi a Contessa. Tale interpretazione è contraria alla verità. In più di venti anni di attività apostolica a Contessa, papàs Nicola ha sempre svolto la sua missione con grande zelo e badando esclusivamente al bene delle anime. Non ha mai guardato il rito di appartenenza della gente che bussava alla sua porta e si è sempre prodigato per la nostra comunità con grande amore. Egli è un punto di riferimento per il paese non solo dal punto di vista religioso ma anche da quello sociale e culturale. La sua unica colpa, evidentemente grave per subire una tale sorte, è quella di avere difeso il rito bizantino e secoli di storia e di tradizioni paesane, continuando a svolgere e a portare avanti il patrimonio che lui stesso ha ricevuto dai suoi predecessori. Alle azioni provocatorie di Don Mario Bellanca ha risposto con silenzio, preghiera e obbedienza, insegnando a noi fedeli ad essere veri cristiani anche in questi momenti bui. Il suo trasferimento è dunque ingiusto e non supportato da alcuna esigenza pastorale, ma sembra dettato dalla “necessità” di rinunciare ad un atto concreto di giustizia accomunando nella stessa punizione il colpevole e la vittima, il provocatore ed il provocato, il difensore delle tradizioni ed il sovvertitore delle stesse. A nostro avviso, infatti, la giustizia non può essere esercitata né in modo sommario né con decisioni falsamente equitative che nel tentativo di non scontentare nessuno finiscano col provocare danni irreversibili all’intera comunità. Cosa ancora più grave se si sottrae alla stessa uno dei pochi animatori della presenza religiosa bizantina e linguistica arbereshe.
Ci rivolgiamo alle Eminenze ed Eccellenze Vostre chiedendo che venga rivista la decisione del trasferimento per vedere ancora papàs Nicola operare nel nostro paese, continuando a tenere per mano, come ha sempre fatto, nel loro percorso i nostri bambini, i nostri giovani, le nostre famiglie ed i nostri anziani.
Siamo fiduciosi nel fatto che la nostra voce possa essere ascoltata, che la situazione possa essere riconsiderata e che le particolarità delle minoranze religiose possano ancora continuare a trovare spazio nella Chiesa Cattolica, se nostro malgrado dovessimo costatare che ciò non fosse più possibile ci comporteremmo di conseguenza.
   Firme ...


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Domenica sera fiaccolata di solidarietà a Papas Nicola per le vie del paese - Il 21 agosto manifestazione di protesta davanti l'Arcivescovado di Foggia

   L'Ingiustizia operata da Santa Romana Chiesa pesa ancor di più di una sentenza di malagiustizia dei tribunali dello Stato di cui talvolta ci capita di leggere sui giornali. Alle sentenze di malagiustizia si pone riparo con ricorso in appello ed in fine alla Cassazione. All'Ingiustizia ecclesiale viene posto il sigillo di una Congregazione pontificia e la "vittima", generalmente una persona della base credente, accetta l'Ingiustizia nel ricordo del "Maestro" che accettò senza pronunciare parola la crocifissione sul Golgota.  
   Prescindendo da quelli che sono i lavorii di coscienza di tutte le vittime di Ingiustizia del mondo, è dovere di chiunque viene a conoscenza dell'Ingiustizia reagire. La reazione non può e non deve riguardare solo i nostri interessi personali (spesso egoistici) ma deve sempre riguardare la triste situazione di chi conosciamo, di chi vediamo cadere, di chi vediamo nel tritacarne.
   Su questo spirito Contessa Entellina intera, greca e latina, credente e non credente, giovane e vecchia, sta reagendo all'abbaglio di Mons. Francesco Pio Tamburrino, delegato pontificio nell'Eparchia di Piana degli Albanesi, che sulla "scorta di montagne di carte" ha ritenuto di colpevolizzare, punire, un prete che mai nella sua vita avrebbe fatto male ad una formica: Papas Nicola Cuccia.
   La giustizia di Santa Romana Chiesa non si discosta di gran chè dalla giustizia umana, e soprattutto non differisce di un centimetro dalle giustizie teocratiche e da quelle degli stati assoluti di questo mondo. Questi tipi di giustizia spesso hanno bisogno più di lanciare messaggi urbi et orbi che di "fare discernimento" delle situazioni specifiche. L'Eparchia di Piana degli Albanesi è per responsabilità diffuse un colabrodo e Mons. Tamburrino ha bisogno di provvedimenti "forti" per inviare messaggi a chi ha orecchie per intendere. Quale migliore vittima sacrificale di quella di un prete che per oltre venti anni ha dato la vita alla sua famiglia (essendo prete sposato), all'intera sua comunità ed all'intero paese ?
   Gli altri 30 sacerdoti dell'Eparchia (coloro che dell'Ingiustizia capitata a Papas Nicola non trovano una sola parola per reagire) capiscono benissimo quale sia il messaggio: è finita la ricreazione !
   L'Ingiustizia di Mons. Tamburrino, nel linguaggio ecclesiale, ha finalità di "propaganda", ossia rimettetevi in riga perchè se di una persona "giusta" ne faccio polpetta di chi tanto giusta non è stata potrei farne ....
    No, no, Mons. Tamburrino, la sua Ingiustizia resta e resterà pur sempre una Ingiustizia. Per la Salvezza dell'umanità è stata sufficente l'Ingiustizia sofferta da Uno duemila anni fà. Non servono altre Ingiustizie.

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