martedì 15 giugno 2010

Il martire tra le patate

Il corpo del vescovo Padovese torna tra le merci. La cassa non è stata nemmeno segnalata, se ne sono accorti gli addetti dello scalo

GIACOMO GALEAZZI

Gli unici a non dimenticarsi del vescovo-martire sono stati i confratelli Cappuccini che hanno inviato all’aeroporto il loro vice-provinciale. Per il resto né la Santa Sede (che non ha neppure inviato, come da consuetudine, un delegato papale ai funerali) né il governo si sono ricordati del capo della Chiesa turca. Così il corpo del presule milanese Luigi Padovese è arrivato a Malpensa mercoledì mattina nel totale silenzio, su un cargo di Ankara.
«Suscita stupore e amarezza il fatto che il vicario apostolico di Anatolia sia tornato in Italia su un cargo, fra le merci, come un sacco di patate - protesta il vicepresidente del consiglio comunale di Milano, Stefano Di Martino - lo onoreremo lunedì in Duomo ma era logico aspettarsi che fosse rimpatriato con più decoro e rispetto, con l’interessamento del governo italiano che avrebbe dovuto mettere a disposizione un aereo di Stato o militare».
La cassa col leader dell’episcopato, ucciso a Iskenderun il 3 giugno, è arrivata con un volo della «Turkish airlines» e «non è stata nemmeno segnalata». Se ne sono accorti gli operatori dello scalo. Non è stato neppure avvisato il cappellano di Malpensa al quale non è arrivata comunicazione né da Roma né dal nunzio Lucibello.
Intanto la Chiesa turca non crede all’omicidio a sfondo sessuale o alla «pia bugia» della malattia mentale di Murat Altun. «L’uccisione è avvenuta seguendo un rituale islamico,l’assassinio è stato studiato con precisione, il killer istruito bene, e i mandanti devono avere come scopo la destabilizzazione del Paese e l’allontanamento della Turchia dall’Europa», dice l’arcivescovo di Smirne, Ruggero Franceschini, in Vaticano per colloqui (si pensa a lui come possibile sostituto di Padovese alla guida dell’episcopato turco). Franceschini è categorico, anche rispetto alla prudenza della diplomazia pontificia: «Non vogliamo altre menzogne dalle autorità turche: che erano in tanti, che erano in pochi, che era un delitto passionale. Non dobbiamo nascondere nulla».
La pista sessuale, evocata da Murat, «serve a confondere» come «la solita e frettolosa menzogna che Murat era malato di mente e un fanatico. Non era né l’uno, né l’altro». Giorni prima «ha cercato di farsi passare per pazzo, ma i medici gli han detto di non farsi vedere più perché lui è sano di mente». Anzi «ha avuto dei buoni avvocati come consiglieri per preparare il suo alibi e far sì che, se condannato, possa cavarsela solo con una condanna di qualche anno». L’assassinio «ha un elemento esplicitamente religioso, islamico e siamo di fronte a qualcosa che va al di là del governo e va verso gruppi nostalgici, forse anarchici, che vogliono destabilizzare Erdogan».Secondo Franceschini «la stessa modalità con cui è avvenuta l’uccisione è mirata a manipolare l’opinione pubblica».

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