mercoledì 1 aprile 2009

Dal Sito: Makij (Macchia Albanese - cs)


Riceviamo e volentieri presentiamo per gentile concessione del poeta e autorevole studioso del mondo arbereshe (di Strigari – San Cosmo Albanese), Vincenzo Belmonte, una sua poesia composta in "memoria" dell’Arberia.
2085

Valtoni, motra, fort valtoni e qani!
Novën se Arbrì ndë Kallabrje u shua
nd’malet e qellçin gjoni e sirkofani,
njera te dejti e rrukullist’ nga p’rrua.
Nanì gjithsej u qet, por më përpara
kënka, libra, harè, lot, valle, zjarr
era m’ì rr’mbeu dhe gjëma e draghunara
e nd’qiellt i shprishi, se t’e kishin varr.
* * *
Levate alto il compianto, sorelle, e lacrimate!
La nuova che in Calabria s’è spenta l’Arberia
la rechino sui monti l’assiolo e il picchio verde,
in giù se la trascini ogni torrente al mare.
Ma, prima che su tutto si stendesse il silenzio,
canzoni, libri, feste, lacrime, danze, fuoco
il vento li rapì col tuono e la tempesta
e nel cielo li sparse, fatto ad essi sepolcro

20.11.2005 Vincenzo Belmonte
N.D.R.: Non vogliamo essere catastrofici, ma quello che la poesia esprime, malinconicamente, si sta avverando. I nostri paesi si stanno spopolando e il popolo ha perso la voglia di lottare per difendere le sue radici. Un popolo senza midollo è destinato a soccombere, altrochè le solite riunioni dove partecipano solo gli addetti ai lavori, quattro gatti per accaparrarsi i miseri quattro euro, della legge sulle minoranze, sparsi sul letto di morte, dove il resto non interessa, basta scrivere quattro cretinate e sbarcare il lunario e se il popolo è fuori ogni mero calcolo consumistico, poco interessa. Ma la colpa è anche di chi eroga questi fondi, per me lo fa solo per tenere a freno la sua coscienza, non accorgendosi che una lingua è in coma profondo ed un popolo è in estinzione.

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